La Procura chiede la condanna a 4 anni ciascuno, per madre e patrigno di un bimbo di 5 anni, entrambi accusati di maltrattamenti in famiglia.
Nelle scorse ore, dinanzi al giudice monocratico Valeria Fedele, ha discusso il vpo d’udienza. Nella prossima udienza, prevista a dicembre, come disposto dal giudice attraverso apposita ordinanza, sarà però necessario “regredire” al dibattimento per ascoltare un ultimo testimone. Dopodiché si terrà nuovamente la discussione in aula, di pubblica accusa e difesa, e si arriverà alla sentenza.
Le accuse
I due imputati rispondono dell’accusa di maltrattamenti in famiglia aggravati, danneggiamento, violazione di domicilio e minaccia. Sono difesi dall’avvocato Simona Mancini che ha scelto di andare a dibattimento, per dimostrare l’estraneità ai fatti contestati dei propri assistiti. Il nonno materno e la sua compagna si sono già costituiti parte civile nel corso dell’udienza preliminare.
Le indagini
I fatti si sarebbero verificati in un paese dell’hinterland di Galatina, tra settembre del 2017 e marzo del 2018. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Maria Rosaria Micucci, sono state avviate a seguito della denuncia del nonno materno del bambino e condotte dagli uomini del Commissariato di Galatina, guidati dal comandante Giovanni Bono.
Il compagno della madre, in sua presenza, avrebbe preso a schiaffi e pugni in testa il bimbo, provocandogli graffi ed ecchimosi. La donna avrebbe, invece, trascurato il figlio nell’igiene personale, lasciandolo sporco per giorni e senza ricambi. E poi viene contestata la mancanza di adeguato nutrimento del piccolo.
Non solo, il 7 marzo del 2018, i due avrebbero fatto irruzione nella casa del nonno; lo avrebbero minacciato di morte per poi distruggere varie suppellettili, allo scopo di “vendicarsi” dell’allontanamento del bimbo dalla madre, dopo la denuncia.
Nel marzo scorso, il compagno della madre venne arrestato e sottoposto ai domiciliari (commutato in divieto di avvicinamento). Il giudice ha, invece, disposto nei riguardi della donna, la sospensione dell’esercizio della responsabilità genitoriale. La coppia, già durante gli interrogatori di garanzia, ha fermamente negato ogni addebito.
Nel corso dell’incidente probatorio svoltosi attraverso l’ascolto protetto, il bambino ha confermato le accuse nei confronti della coppia.
