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Mauro Romano, ad un passo dalla verità. Ecco come fu rapito il bambino di Racale

Sono passati più di 40anni da quella sera del 21 giugno 1977, quando Mauro Romano è scomparso nel nulla, rapito da un uomo che il bambino chiamava affettuosamente ‘zio’ forse per essere venduto ad una famiglia benestante secondo l’ultima pista che sta cercando di fare luce su quel mistero che ha sconvolto il Salento.

L’ultimo capitolo è stato scritto nelle scorse ore, quando un ex barbiere 79enne dello stesso paese del piccolo ha ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Rischia di finire sotto processo con l’accusa di sequestro di persona. Potrebbe essere lui l’uomo che ha ‘prelevato’ Mauro mentre stava giocando a nascondino con altri amichetti non lontano da casa dei nonni, approfittando che il fratello maggiore Antonio era lontano, ad assistere alla conclusione di una gara ciclistica.

I genitori del piccolo erano partiti, la sera prima della scomparsa, per Poggiomarino, un piccolo comune in provincia di Napoli, per assistere ai funerali del papà di Natale e avevano lasciato i bambini con i nonni materni. L’uomo, amico di famiglia, era a conoscenza di questo “viaggio” doloroso e necessario per il paesino sotto il Vesuvio perché quando arrivò il telegramma con la notizia della morte del nonno lontano era presente. Si trovava in casa Romano, quando Bianca lo ha letto.

Il sequestro

Qualche minuto prima delle 17.45, in quel cortile che confinava con un giardino di aranci e limoni, in una viuzza di case l’una a fianco all’altra, con tanti posti misteriosi è calato il buio. Come si legge nel documento, il 79enne aveva un rapporto speciale con Mauro: giocava spesso con lui, “facendogli fare i giri sulla sua vespa”, «tanto che per la confidenza, l’affetto, la familiarità il bambino lo chiamava zio» come si legge nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari firmato dal Pubblico Ministero Stefania Minnini. Per questo, se dovesse essere questa la ricostruzione di quel pomeriggio, il piccolo non avrebbe avuto paura a salire a bordo dell’Apecar con cui si è allontanato insieme alla verità.

L’ultima traccia è a Castelforte, luogo di ulivi, muretti a secco e misteri a 10 minuti di auto da vico Immacolata. Lì, dove portarono le prime ricerche e dove fu trovato un batuffolo di ovatta pieno di cloroformio. Si pensò che fosse stato usato come tampone narcotizzante, ma le analisi portarono ad un vicolo cieco. Tutte le strade del giallo portano a Castelforte, in un trullo usato come abitazione estiva, lo “zio” avrebbe consentito a Mauro di giocare un po’ all’aperto con suo figlio fino a quando il bambino fu rapito, portato via da due uomini, ancora senza nome.

Lo “zio”, l’uomo della Vespa, compare e scompare più volte in questi anni di silenzi e di dolore. C’è nei ricordi di Tonino, c’è nei sospetti della famiglia e c’era quel giorno.



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