
C’è la citazione diretta a giudizio per un ex commercialista, già coinvolto in un inchiesta sul presunto clan mafioso Pepe-Penza ed in quest’altro procedimento penale, accusato di una truffa ai danni dello Stato, assieme ad altre 23 persone, per circa 116mila euro. Grazie al suo contributo, sostiene l’accusa, i sedicenti impiegati avrebbero beneficiato, di prestazioni previdenziali, tra cui le indennità Covid-19.
Antonio Baldari, ex commercialista 43enne, di origini gallipoline dovrà presentarsi il prossimo 16 gennaio, davanti al giudice Elena Coppola, per l’udienza predibattimentale. Rischiano il processo in 24 , tra cui Baldari, dopo la citazione diretta a giudizio emessa dal sostituto procuratore Simona Rizzo.
I fatti si sarebbero verificati tra giugno del 2019 e il 1° marzo del 2023. La truffa, in base a quanto emerso dalle indagini dei carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro e della consulenza del dott. Maurizio Ingrosso avrebbe consentito ad una lunga serie di impiegati fittizi di beneficiare di prestazioni previdenziali, tra cui le indennità di disoccupazione Naspi, rendita Inail e indennità Covid-19.
Baldari è accusato di aver attestato, in qualità di consulente di una cooperativa con sede a Gallipoli, in concorso con Salvatore Capoti, presidente pro-tempore della società (tra il 1° aprile 2019 al 15 ottobre), l’assunzione fittizia di 22 persone, residenti tra Gallipoli, Aradeo . Quest’ultime avrebbero assunto le qualifiche di “segretaria”, “esattore”, “riparatore di autoveicoli”, “responsabile dei servizi di sicurezza privati”, “meccanici motoristi e riparatori di veicoli a motore”, “addetto alle pulizie di interni”.
Il collegio difensivo
Gli imputati sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati: Umberto Leo, Giampiero Tramacere, Giuseppe Minerva, Alessandra Alibrando, Luigi Suez, Luca Laterza, Carlo Portaccio, Speranza Faenza, Fabio Vincenti, Paola Scialpi, Pasquale Gaballo, Rita Corciulo.
Antonio Baldari fu arrestato nel novembre scorso a seguito del blitz del sul clan Pepe-Penza in cui risponde dei reati di riciclaggio e autoriciclaggio, con l’aggravante mafiosa, assieme ad altre 34 persone.