Non prescrissero la terapia contro la malaria al paziente che si contagiò? Assoluzione per medico ed infermiere

Un falegname di Specchia si era rivolto al proprio medico curante e ad un infermiere professionale, prima di recasi in Costa D’Avorio per lavoro.

Erano inizialmente accusati di non aver prescritto al paziente, un falegname di Specchia, la terapia contro la malaria, prima del viaggio in Africa. E una volta che questi ebbe contratto la malattia, avrebbero ritardato la corretta diagnosi.

Al termine del processo, il giudice monocratico Stefano Sernia ha assolto “perché il fatto non sussiste”, il medico e l’infermiere dall’accusa di responsabilità colposa per lesioni in ambito sanitario.
Sempre in giornata, ha discusso il pm Maria Vallefuoco ha chiesto l’assoluzione per entrambi. In una scorsa udienza, invece, il vpo d’udienza aveva invocato la condanna per entrambi,
I legali dei due imputati, gli avvocati Alberto Paperi e Mario Stefanizzi, che a loro volta hanno chiesto l’assoluzione, hanno evidenziato in sede di discussione la totale inattendibilità delle dichiarazioni della “persona offesa” e l’insussistenza delle condotte contestate ai propri assistiti. Nello specifico, il medico e l’infermiere hanno sempre sostenuto di aver indirizzato il paziente all’ufficio competente per i viaggiatori internazionali dove avrebbe dovuto ricevere tutte le indicazioni del caso, contestando categoricamente la versione dei fatti fornita dal denunciante.
Il falegname si era costituito parte civile con l’avvocato Vito Lisi, invocando un maxi risarcimento.

I fatti risalgono al periodo compreso tra marzo ed aprile del 2014. Un falegname di Specchia si era rivolto al proprio medico curante e ad un infermiere professionale, prima di recarsi in Costa D’Avorio per lavoro, per il trattamento profilattico da malattie infettive e rischio di contagio. Entrambi avrebbero ritenuto non necessaria la suddetta profilassi, poiché il paziente si era già immunizzato visto che si era sottoposto ad essa, tre anni prima, nell’imminenza di un altro viaggio in Africa.

In realtà, al rientro dalla Costa D’Avorio, il falegname presentava una serie di sintomi (mal di testa, spossatezza e segni di punture di zanzare) che facevano pensare alla contrazione della malaria. Ma sia il medico che l’infermiere avrebbero, secondo l’iniziale accusa, ritardato la diagnosi di “parassitosi malarica”. A tale conclusione, il 27 marzo del 2014, giungeva invece il personale medico del Centro Infezioni dell’Ospedale di Galatina, dove il paziente veniva trasportato dai familiari, in gravi condizioni di salute, con febbre superiore ai 40 gradi. La malattia contratta dal falegname sarebbe durata oltre 40 giorni, impedendogli di lavorare e di vivere regolarmente.

Come detto, però, tali accuse sono “cadute” al termine del processo.



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