10 ottobre 1990, ritrovato per caso il Memoriale di Aldo Moro

Ristrutturando il vecchio covo delle Brigate Rosse, in via Monte Nevoso a Milano, un muratore scoprì dietro un pannello di cartongesso il Memoriale di Aldo Moro.

10 ottobre 1990. Nessuno avrebbe mai immaginato che in un appartamento che si affaccia su via Monte Nevoso, a Milano, sarebbe stato ritrovato, quasi per caso, un pezzo di storia. Nascosto in una finta parete in cartongesso c’era il memoriale di Aldo Moro, fogli di carta che hanno riavvolto i nastri del tempo, riportando l’Italia agli anni della strategia della tensione, alle Brigate Rosse, alla prigionia del Presidente della Democrazia Cristiana conclusa con la sentenza di morte e il ritrovamento del cadavere del politico magliese nel bagagliaio di una Renault R4 rossa parcheggiata in via Caetani, a Roma. A quelle carte scritte nei 55 giorni di reclusione nessuno pensava più.

Il ritrovamento

Al civico numero 8 di via Monte Nevoso, nello storico quartiere milanese di Lambrate, gli operai sono al lavoro. Quello che era stato un covo clandestino delle BR doveva essere ristrutturato. Tutto stava procedendo senza intoppi, ma quando è stato rimosso un vecchio mobile incassato sotto la finestra della cucina, un muratore ha notato un pannello in cartongesso. Con un colpo di martello lo ha aperto. Dentro c’erano una cartellina con dei fogli, una borsa e una scatola. La storia di quella casa era nota, così è scattato l’allarme.

È stata la polizia a repertare il materiale ritrovato: una pistola mai usata, un mitra di fabbricazione russa avvolto in una copia del Corriere della Sera del 18 settembre 1978, più di 60 milioni di lire in contanti, probabilmente i soldi del riscatto per il sequestro dell’armatore genovese Piero Costa che servirono a finanziare il rapimento e il sequestro del Presidente, ma la cosa più importante era custodita nella cartellina marrone, dove sono stati ritrovati 421 fogli, fotocopie (tranne due) di manoscritti originali di Moro. Di questi, 174 sono lettere (probabilmente scritte durante la reclusione in via Montalcini) e disposizioni testamentarie. 245, contenenti tra le altre cose le risposte agli interrogatori, costituiscono il cosiddetto “Memoriale”.

Doveva essere una scoperta utile a fare chiarezza, ma non è stato così. Il ritrovamento è stato solo un’altra pagina del giallo sulla scomparsa di documenti importanti riguardanti il caso Moro. Fin da subito è stato chiaro che molte pagine mancavano all’appello: in diversi punti Moro scrive «come dirò più avanti», «come ho già detto altrove», ma nei fogli ritrovati mancano tali rimandi.

E allora si torna a frugare nella memoria, a riaprire ferite, a tentare di dare delle risposte agli interrogativi rimasti in sospeso.

La perquisizione nel 1978

Il ritrovamento si trasforma in polemica. L’appartamento, appena quaranta metri-quadri, era stato perquisito per ben cinque giorni dai Carabinieri, controllato e rivoltato “Muro per muro. Mattonella per mattonella”, secondo le parole del giudice. Era il 1º ottobre 1978, quando gli uomini del Reparto speciale antiterrorismo diretti dal Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa hanno fatto irruzione nel covo, trovando “soltanto” 49 pagine. Come mai era sfuggito quel nascondiglio? Dal ’78 i documenti sono sempre rimasti dietro alla stretta parete del primo piano di via Monte Nevoso? Sembrerebbe di sì.

Le parole del Generale Dalla Chiesa

Che fine hanno fatto gli originali? I brigatisti dicono che è stato distrutto. Manca qualcosa? Sì secondo il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa «Il memoriale trovato in Via Monte Nevoso è incompleto». «Mi chiedo ancora oggi dove sono le borse, dov’è la prima copia, questo è il mio dubbio, tra decine di covi non c’è stata traccia di quel documento che si riferiva all’interrogatorio. Non c’è stato un brigatista pentito o dissociato che abbia nominato una cosa di quel tipo o lamentato la sparizione di qualcosa. Mancano gli originali del dattiloscritto, i manoscritti, mancano le registrazioni degli interrogatori, mancano le borse che Moro aveva con sé al momento del rapimento in Via Fani» disse il 23 febbraio 1982, davanti alla Commissione Moro, incalzato dallo scrittore Leonardo Sciascia.

Le ‘carte di Moro’ restano un mistero. I fogli su cui lo statista scrisse di suo pugno le risposte alle domande dei suoi carcerieri non sono mai state ritrovate. Nemmeno le bobbine con la voce del Presidente.