Morte di un operaio nel salumificio Scarlino, chiesta condanna a 12 anni per l’amministratore unico dell’azienda

L’operaio, a soli 53 anni, fu stritolato da una macchina impastatrice di fabbricazione tedesca. Era il 30 agosto del 2013

Chiesta la condanna alla pena di 12 anni di reclusione per Attilio Scarlino nel corso del processo sulla morte di un operaio stritolato, nell’agosto del 2013, da una macchina impastatrice all’interno del noto salumificio. Innanzi al giudice monocratico Elena Coppola, si è tenuta la requisitoria del pubblico ministero Carmen Ruggiero.

Sul banco degli imputati, oltre ad Attilio Scarlino, 60enne di Taurisano, nelle vesti di amministratore unico dell’azienda, comparivano: il fratello Antonio Scarlino, 51 anni, responsabile della sicurezza (anche lui di Taurisano), per il quale è stata invocata la condanna a 8 anni; Luigi De Paola, 52 anni di Ruffano, capo del reparto di produzione, Roberto Vocino, 54 anni, originario di Apricena (Provincia di Foggia), ma residente in Germania, Fred Sprenger, 60 anni di Reutlingen in qualità di tecnici dell’azienda che ha prodotto la macchina impastatrice, per i quali è stata chiesta la condanna a 6 anni; gli operai manutentori Antonio Scarlino, 62 anni di Taurisano e Massimo Rizzello, 40 anni, di Taurisano, nei riguardi dei quali è stata chiesta la condanna a 4 anni. Il pm ha chiesto invece la prescrizione del reato per Daniele Carangelo, operaio 46enne di Taurisano.

La morte di Mario Orlando, avvenne il 30 agosto del 2013, all’interno del salumificio “Scarlino”. Le indagini sono durate quasi tre anni e condotte dagli uomini del commissariato di polizia di Taurisano, diretto dal vicequestore aggiunto Salvatore Federico.

Le accuse contestate dalla Procura, a vario titolo ed in diversa misura, sono reato di morte o lesioni come conseguenza di altro delitto; rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro; false informazioni al pubblico ministero e favoreggiamento personale.

L’operaio, a soli 53 anni, fu stritolato nell’agosto del 2013, da una macchina impastatrice di fabbricazione tedesca dotata all’origine, secondo la Procura, dei necessari sistemi di sicurezza, ma poi rimossi perché ritenuti troppo costosi.

Mario Orlando, chiamato a lavare la vasca destra del macchinario, fu schiacciato dalle pale in movimento. Secondo la tesi della Procura non si sarebbero mai dovute azionare e nemmeno bloccare all’istante una volta all’interno, vista l’assenza dei sistemi di sicurezza.

Nello specifico, ai fratelli Attilio e Antonio Scarlino, a Luigi De Paola e all’operaio Antonio Scarlino, oltre che a Roberto Vocino e Fred Sprenger, viene contestato di aver “manomesso” il macchinario per evitare interruzioni nella produzione. Avrebbero impedito l’installazione degli interruttori di blocco dei mescolatori dell’impasto, la cui funzione è di impedire il movimento delle pale di macinazione a vasche aperte.

A quattro imputati inoltre (facendo eccezione per Vocino e Sprenger), veniva contestata anche la rimozione e il mancato ripristino di una serie di sistemi di cautela: il cancello con serratura elettrica; la griglia di protezione della coclea di alimentazione; gli interruttori di blocco dei mulini in caso di apertura del coperchio; il sistema di arresto immediato dei mescolatori; l’interruttore sulla griglia di protezione.

L’amministratore Attilio Scarlino, sempre secondo il magistrato inquirente, non avrebbe adeguatamente “formato” gli operai che si dovevano occupare dell’uso e della pulizia del nuovo macchinario. Invece, l’operaio Daniele Carangelo, sentito dal pubblico ministero come persona informata sui fatti, sul posto di lavoro al momento dell’incidente, avrebbe reso dichiarazioni fuorvianti. Stesso discorso, per l’operaio Antonio Scarlino che avrebbe dichiarato il falso agli agenti di polizia del commissariato di Taurisano (chiesta per entrambi la prescrizione del reato)

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Amilcare Tana, Luigi Covella, Alfredo Gaito, Vito Epifani, Andrea Sambati, Stefano Orlando e Donata Anna Perrone.

Tra le parti civili compaiono: la moglie e il figlio della vittima, con l’avvocato Vincenzo Venneri; un fratello, con il legale Laura Parrotta; altri fratelli ed un nipote, con l’avvocato Giacinto Mastroleo.

La prossima udienza è fissata per il 21 aprile, quando discuteranno gli avvocati degli imputati e delle parti civili. La sentenza è invece prevista per il 5 giugno.