
Erano accusati di aver provocato la perforazione dell’intestino di una paziente, deceduta quattro giorni dopo l’intervento chirurgico, ma al termine del processo con rito ordinario è arrivata l’assoluzione di due medici.
Il giudice monocratico Annalisa De Benedictis, nelle scorse ore, ha assolto con formula piena, “perché il fatto non sussiste”: A.G.F., 72enne originario di Sanarica e P.C. 66 anni di Lecce, all’epoca dei fatti in servizio all’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce. I due imputati rispondevano dell’ipotesi di reato di responsabilità colposa per morte in ambito sanitario.
Sono difesi dai legali Ester Nemola, Luigi Corvaglia e Luigi Covella che avevano chiesto l’assoluzione poi accolta dal giudice.
Un altro medico, M.C. 66 anni, originario di Bari, difeso dall’avvocato Anna Luigia Cretì, è già stato assolto al termine del processo con il rito abbreviato.
I parenti della vittima, una 50enne di Galatina, erano assistiti dall’avvocato Francesco Galluccio Mezio.
Secondo il pm Massimiliano Carducci, il 19 aprile del 2016, i medici A.G.F. e P.C. del “Vito Fazzi” nel corso di un intervento di laparoscopia al rene, avrebbero provocato la “perforazione intestinale colica sinistra”. In particolare, senza prendere le dovute precauzioni per limitare le lesioni.
Invece, nel successivo decorso post-operatorio, tra il 22 ed il 23 aprile, il medico di turno M.C. non avrebbe preso in considerazione l’evenienza di una possibile complicanza della precedente perforazione intestinale. Il pm sostiene che il “camice bianco” si sarebbe limitato ad una terapia analgesica e non avrebbe effettuato in tempo la TAC all’addome (prima dello shock settico che portò al decesso della paziente). Inoltre, il medico avrebbe dovuto effettuare una “laparotomia esplorativa” che avrebbe consentito di evidenziare la lesione intestinale.
Le accuse nei confronti dei tre medici sono cadute al termine dei rispettivi processi.