Cade in via definitiva l’accusa di omicidio volontario per l’imprenditore agricolo Giuseppe Roi, 44enne di Porto Cesareo, accusato dell’omicidio del giovane pastore albanese, il 24enne Qamil Hyraj, raggiunto da un proiettile, il 6 aprile del 2014, nelle campagne fra Torre Lapillo e Torre Castiglione.
Nelle scorse ore, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della Procura Generale, dopo che la Corte d’Assise d’Appello di Taranto, nel novembre del 2024, al termine del processo, aveva riqualificato il reato in omicidio colposo, che era stato dichiarato estinto per prescrizione. Già nel dicembre del 2023, la Cassazione aveva annullato con rinvio la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Lecce, che aveva condannato Giuseppe Roi a 21 anni e 4 mesi di reclusione, per omicidio volontario con dolo eventuale. In primo grado, la Corte d’Assise di Lecce lo aveva condannato a 30 anni di reclusione. La riduzione delle pena era stata stabilita anche per l’intervenuta prescrizione della detenzione di arma.
Va detto che nell’immediatezza dei fatti, il pm Carmen Ruggiero contestò a Giuseppe Roi il reato di omicidio volontario. Il collegio difensivo si oppose fin da subito, facendo riferimento agli esiti degli accertamenti balistici degli specialisti e chiese la riqualificazione del reato in omicidio colposo. L’istanza venne accolta dai giudici del Tribunale del Riesame e poi dal pm ed infine dal gup al termine dell’udienza preliminare. In seguito, però, nel corso del dibattimento, la Procura ritenne di ribadire l’accusa di omicidio volontario. E si celebrò una nuova udienza preliminare, davanti al gup che rinviò a giudizio Giuseppe Roi per omicidio volontario.
Ricordiamo che, il 6 aprile del 2015, intorno alle 12:55, nelle campagne fra Torre Lapillo e Torre Castiglione, fu ritrovato il cadavere di un giovane pastore albanese, Qamil Hyraj. Il 24enne era stato ‘freddato’ da un colpo di arma da fuoco sparato ad altezza d’uomo. In seguito, il suo datore di lavoro e amico, Giuseppe Roi, proprietario di un’azienda avicola finì sotto inchiesta perché accusato di avere sparato due colpi di pistola ad altezza d’uomo, uno dei quali si rivelò fatale. Il primo colpo, come rivelato dai rilievi balistici effettuati, avrebbe trapassato un frigorifero, richiamando “l’attenzione” di Hyraj che, in quel momento, stava guardando il gregge. Il ragazzo si sarebbe voltato ed è lì che sarebbe stato raggiunto da un secondo colpo, rivelatosi fatale.
A margine del pronunciamento di assoluzione della Cassazione, gli avvocati Roberto Eustachio Sisto e Francesca Conte hanno dichiarato: “Dopo 11 anni la Cassazione ha messo la parola fine a questa dolorosa vicenda, stabilendo, una volta per tutte, che la morte del pastore fu un tragico incidente e non un omicidio volontario con dolo eventuale. Una sentenza che rende giustizia e che conferma la correttezza della pronuncia della Corte d’assise d’appello di Taranto che, su impulso della stessa Cassazione, aveva annullato quella di condanna della corte di assise di appello di Lecce. Non possiamo che essere umanamente, oltre che professionalmente, orgogliosi dell’esito di questa battaglia per la verità”.
I familiari della vittima erano assistiti gli avvocati Ladislao Massari e Uljana Gazidede.
