6 giugno 1968. Il sogno di Robert Kennedy di diventare presidente degli Stati Uniti D’America come il fratello John, ucciso a Dallas nel 1963, si spegne nei corridoi dell’Hotel Ambassador, a Los Angeles, dove il senatore democratico, che aveva appena vinto le primarie in California, venne colpito a morte da una calibro 22.
A premere il grilletto era stato Sirhan Sirhan, un cittadino giordano di origini palestinesi Sirhan bloccato subito dalla sicurezza, prima che venisse linciato dai presenti. Tre proiettili colpiscono il senatore: uno attraversa la spalla, l’alto penetra nel collo. L’ultimo, fatale, si conficcava a frammenti nel cervello, dopo essere entrato poco sotto l’orecchio destro.
Bob si accascia al suolo, in una pozza di sangue, davanti agli occhi della moglie Ethel, in attesa dell’undicesimo figlio. Riesce a chiedere solo delle altre persone ferite: Ira Goldstein, Paul Schrade, William Weisel, Richard Lubic e Elizabeth Evans, anche lei colpita alla testa, ma miracolosamente sopravvissuta. Cinque in tutto. «E gli altri? Come stanno gli altri?» furono le sue ultime parole.
La corsa in Ospedale è stata disperata, quanto inutile. Kennedy venne sottoposto ad un delicato intervento chirurgico al Good Samaritan Hospital, mentre l’intera nazione attende notizie col fiato in sospeso, ma non riprenderà mai conoscenza. Morirà all’1:44 del 6 giugno 1968, a 42 anni.
L’incubo si ripete. Due mesi prima, l’America aveva assistito con orrore ad un altro assassinio, quello di Martin Luther King.
Dubbi e misteri dopo la morte di Bob
Sembrò a tutti un caso chiuso, ma l’autopsia che avrebbe dovuto fare chiarezza solleva i primi dubbi. Nel rapporto del medico legale Thomas Noguchi, incaricato di eseguire l’esame sul corpo del Senatore, si contano 4 proiettili, non tre. L’ultimo aveva colpito di striscio l’abito di Kennedy. Ma la pistola di Shiran aveva 8 colpi, le persone ferite erano 5, colpite da più pallottole. Forse qualcun altro aveva sparato all’aspirante Presidente quella notte? Una domanda a cui nessuno ha mai risposto.
Non solo, secondo la perizia balistica il colpo fatale era stato esploso da distanza molto ravvicinata (nell’ordine di centimetri) mentre Sirhan si trovava almeno un metro lontano dal suo obiettivo.
Non ci fu solo la relazione del “Coroner of the Stars”, chiamato così per aver partecipato all’esame di molti personaggi dello spettacolo, da Marylin Monroe, a Sharon Tate, la moglie di Polansky e John Belushi (fu lui a dimostrare, per conto della famiglia Calvi, l’impossibilità del suicidio del “banchiere di Dio”, trovato impiccato sotto un ponte di Londra). Le testimonianze dopo l’assassinio non fecero altro che alimentare i sospetti e le teorie del complotto. Si è parlato di una misteriosa donna “con l’abito a pois” che sarebbe stata vista in compagnia di Sirhan prima dell’assassinio. Qualcuno giurò di averla sentita pronunciare la frase “abbiamo ucciso Kennedy” durante la fuga dalla scena del crimine.
Alla fine, tutte le testimonianze saranno con il tempo ritrattate e comunque non considerate come prova dagli inquirenti.
Il ruolo di Thane Cesar
Molto meno rumore ha fatto, invece, la storia di Thane Cesar, guardia del corpo insieme a Bill Barry, l’uomo che suggerì la deviazione dalle cucine dell’Ambassador (dove si trovava Shiran, nascosto dietro una macchina del ghiacchio) e che “non riuscì” ad essere accanto all’uomo che doveva proteggere, nel momento del bisogno. Thane, invece, c’era. Ed era l’unico che avrebbe potuto sparare bruciapelo a Kennedy come “indica” l’autopsia, con una traiettoria dal basso verso l’alto. Tra l’altro aveva una calibro 22.
Chi era il killer di Bob
Sirhan Sirhan, classe 1944 e nessun precedente penale, pare fosse ossessionato da Kennedy, accusato di essere un amico dei sionisti e fornitore di armi ad Israele durante la guerra del 1967. Sarà condannato alla pena di morte, poi commutata nell’ergastolo , quando questa fu abolita dallo stato della California. Sta ancora scontando nella prigione di Corcoran.
I Kennedy sono stati definiti la cosa più vicina a una famiglia reale che gli Stati Uniti abbiano mai avuto. E il dolore per la loro perdita fu grande.