Muore in ospedale alcuni giorni dopo un intervento al cuore: il gip dispone l’archiviazione per quattro medici

I quattro indagati rispondevano inizialmente dell’ipotesi di reato di responsabilità colposa in ambito sanitario e sono difesi, tra gli altri, dal legale Andrea Quacquarelli.

Arriva l’archiviazione dell’inchiesta sulla morte di un 62enne di origini tunisine, ma residente a Nardò, deceduto in un letto di ospedale. Il gip ha difatti accolto la richiesta della Procura, avanzata sulla scorta degli esiti dell’autopsia eseguita dal medico legale Roberto Vaglio, coadiuvato dallo specialista in cardiologia prof. Giovanni Ferlan.

I quattro indagati rispondevano inizialmente dellipotesi di reato di responsabilità colposa in ambito sanitario e sono difesi, tra gli altri, dal legale Andrea Quacquarelli. I parenti della vittima, “parte offesa” nel procedimento, erano assistiti dallavvocato Antonio Palumbo.

Le indagini condotte dal pm Stefania Mininni sono scattate dopo la denuncia del nipote della vittima presentata presso il posto fisso di polizia dellospedale. La tragedia si è verificata nel mese di luglio del 2019, presso il “Vito Fazzi” di Lecce. Come sostenuto nella querela, il 62enne è stato prima portato da unambulanza chiamata da un amico allOspedale di Copertino. Aveva avuto un malore a causa di problemi cardiaci. Dopo avere trascorso una notte lì, i medici hanno ritenuto necessario il trasferimento nel reparto di cardiochirurgia del “Fazzi”. Il paziente è stato sottoposto ad un intervento al cuore, il 2 luglio del 2019. Uno dei “camici bianchi” avrebbe anche rassicurato il nipote della buona riuscita delloperazione.

Due giorni dopo, lo stesso parente andava a trovare lo zio in ospedale, trovandolo con il colorito giallognolo ed in preda a dolori atroci. Alle 7.00 del mattino del 5 luglio, il nipote riceveva una telefonata dallospedale. I medici – che avevano cercato di avvisarlo fin dalle 3.00, delle condizioni critiche del congiunto – gli comunicavano che il paziente aveva avuto un arresto cardiaco ed era stato sottoposto ad un intervento chirurgico durgenza. Il giorno dopo, il quadro clinico delluomo era molto grave e gli veniva anche inserito un tubo nella bocca per contenere unemorragia. Veniva, quindi, disposto un encefalogramma da cui risultava che comunque il cervello era ancora attivo. Il giorno dopo ancora, intorno alle 14.00, il parente riceveva unaltra telefonata con cui gli veniva comunicato che lo zio era deceduto.

Al termine delle indagini, come detto, la Procura non ha rilevato responsabilità da parte del personale medico che ha avuto in cura il paziente.