Archiviazione dell’inchiesta sul sequestro di Mauro Romano, “Nessuna prova sull’ex barbiere di Racale” 

Il gip nel decreto di archiviazione, ha accolto la richiesta avanzata nei mesi scorsi dal pm ed ha condiviso le argomentazioni della difesa di V. R, 79enne di Racale.

Non vi è alcuna prova su eventuali responsabilità da parte dell’ex barbiere sul sequestro di Mauro Romano, scomparso nel nulla a Racale, nel giugno del 1977.

Il gip Marcello Rizzo, attraverso apposito decreto di archiviazione, ha accolto la richiesta avanzata nei mesi scorsi dal pm Simona Rizzo ed ha condiviso le argomentazioni della difesa di V. R, 79enne di Racale, rappresentata dagli avvocati Giuseppe Gatti ed Antonio Corvaglia, sostenendo che non ci sono gli elementi per sostenere l’accusa in giudizio.

Il giudice osserva preliminarmente nel decreto che: “pur essendo probabile che il piccolo Mauro Romano sia stato ucciso dopo il suo rapimento, non vi sono tuttavia elementi che depongano in tal senso e non si possono escludere a priori delle spiegazioni alternative sulla sua scomparsa“.

E sottolinea il gip che: “non appare pertanto sostenibile in giudizio l’accusa di omicidio, anche in ragione dell’incertezza che continua a caratterizzare l’intera vicenda, determinata dal clima di omertà vigente all’interno della comunità dei Testimoni di Geova, cui appartenevano quasi tutti i protagonisti”. Inoltre, l’altra ragione è rappresentata: “dai molti anni trascorsi dai fatti, nel corso dei quali si sono sovrapposte voci e commenti che potrebbero avere influenzato molti dichiaranti”.

Anzitutto, le dichiarazioni rese dall’ergastolano Vito Troisi (compagno di giochi di Mauro, all’epoca dei fatti), che avrebbe assistito al sequestro del bambino per mano dello “zio”, non risultano attendibili e “sembrano smentite da quelle di altri bambini che quel giorno stavano giocando con lui”. Inoltre, le intercettazioni raccolte in fase d’indagine sarebbero poco chiare e non proverebbero la responsabilità dell’ex barbiere di Racale. Il riferimento è soprattutto alle dichiarazioni della moglie in occasione delle convocazioni del marito per essere ascoltato dai carabinieri.

Inoltre, sostiene il gip, accogliendo le ragioni della difesa, “non risulterebbero decisive le rivelazioni che S.R.. figlio di V.R. avrebbe fatto ai genitori di Mauro Romano e ad altre persone in merito al coinvolgimento del padre nel rapimento del bambino”.

E ad ogni modo, il reato di sequestro di persona, contestato all’indagato, risulterebbe oramai prescritto.

Infine, il giudice si sofferma su altre posizioni finite al vaglio degli inquirenti, come quella dell’anziano di Taviano iscritto inizialmente nel registro degli indagati nell’inchiesta su Mauro Romano, per omicidio volontario ed occultamento di cadavere. E il giudice, in merito ad un suo eventuale coinvolgimento nel sequestro di persona, ritiene condivisibili le ragioni della Procura sull’insostenibilità dell’accusa in giudizio, anche in ragione dell’intervenuta prescrizione del reato.

Ricordiamo che i genitori di Mauro Romano, assistiti dall’avvocato Antonio La Scala (presidente di Gens Nova), non avevano presentato opposizione alla richiesta di archiviazione della Procura, cercando invece di rivalersi in sede civile nei confronti dell’ex barbiere.

Già in passato l’inchiesta era stata archiviata, ma in base a nuovi elementi investigativi venne  riaperta dal pm Stefania Mininni.

L’inchiesta

Ricordiamo che nei mesi scorsi, la Procura ha chiuso l’inchiesta sul presunto rapitore di Mauro Romano, il bambino di sei anni scomparso nel nulla a Racale, nel giugno del 1977. Il barbiere in pensione rispondeva dell’ipotesi di reato di sequestro di persona, dopo l’avviso di conclusione delle indagini a firma del pm Stefania Mininni.

Nel corso delle indagini sulla scomparsa di Mauro, furono acquisite le dichiarazioni dell’ergastolano Vito Troisi. In base alla sua testimonianza, il bambino si sarebbe allontanato a bordo di un Apecar il giorno della scomparsa, con un uomo che chiamava “zio”. Come ricostruito dagli inquirenti, si sarebbe trattato di una persona che conosceva bene la famiglia di Mauro ed avrebbe approfittato di queste circostanze. Con lui giocava e gli faceva fare i giri in vespa. Inoltre, V.R. sapeva che quel giorno i genitori del bambino lo avrebbero lasciato dai nonni per partecipare a un funerale fuori regione. Infatti, l’amico di famiglia si trovava nell’abitazione dei Romano, quando giungeva il telegramma che comunica il decesso del padre di Natale Romano, letto ad alta voce dalla signora Bianca.

Mauro, dopo essere stato prelevato con una scusa, mentre giocava all’aperto con altri bambini nei pressi di casa, venne condotto da V.R. in un casolare nei pressi di Taviano (località Castelforte), sua abitazione estiva, dove il bimbo continuò a giocare, ignaro di quanto gli stava per accadere. Mauro venne portato via da due persone non identificate e forse venduto a chi commissionò il sequestro, magari all’estero.

Tali accuse verso l’ex barbiere di Racale, come detto, sono “cadute” dopo il provvedimento del gip.



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