L’omicidio di Nada Cella, quando la morte diventa un cold-case

Nada Cella fu ritrovata senza vita nello studio dove lavorava come segretaria. Era il 6 maggio 1996 e il suo omicidio è rimasto senza colpevoli

L’omicidio di Nada Cella, segretaria di uno studio di commercialista, non è l’unico rimasto senza colpevoli. La cronaca racconta spesso di delitti irrisolti, di cold-case rimasti chiusi in un cassetto tra i faldoni impolverati dal tempo, ma c’è una cosa che non potrà mai essere archiviata: la speranza di trovare, un giorno, la verità. Anche solo per avere giustizia. È così anche nella storia dell’impiegata di Chiavari, ritrovata senza vita a soli ventiquattro anni una mattina del 6 maggio 1996. Un delitto che ha sconvolto l’Italia che ha ricordato quanto accaduto in via Poma con la morte di Simonetta Cesaroni. Un triste deja-vu

La storia del delitto di via Marsala

L’orologio aveva da poco segnato le 9.00 e, stando a quanto ricostruito, Nada riceve una persona che aveva suonato al citofono del palazzo di via Marsala. Sono i suoi ultimi istanti di vita. 10 minuti dopo la segretaria fu trovata dal suo datore di lavoro a terra, in un lago di sangue, dietro la scrivania della sua stanza dello studio al secondo piano. Colpita almeno quindici volte alla testa e al pube con un oggetto pesante che non è mai stato ritrovato. Respirava ancora, ma la corsa prima all’ospedale di Lavagna, poi al San Martino di Genova, sarà vana. Pensando ad un malore, ad un incidente, le scale e il ballatoio pieni di sangue davanti all’ufficio furono ripuliti prima dell’arrivo della polizia. La candeggina cancella le macchie, forse anche la possibilità di trovare indizi utili a dare un volto e un nome all’assassino, ma non l’orrore.

Le indagini

Il primo a finire nella lista dei sospettati fu il datore di lavoro, persona distinta e tranquilla. Secondo gli investigatori – che ricostruiscono l’aggressione nello scenario gravemente inquinato dal passaggio dei soccorsi e dalle pulizie – Nada era stata colpita con un oggetto recuperato nello studio, forse sulla scrivania, da una mano ‘sconosciuta’ che ha continuato a infierire anche quando la ragazza era a terra, ferita, prendendole la testa tra le mani e picchiandola contro una superficie liscia, forse il pavimento. Una dinamica che aveva spinto gli inquirenti a pensare che la vittima conoscesse il suo assassino che sapeva come muoversi in ufficio.

Il movente? La risposta arriva dalla testimonianza di un collega del commercialista che ripensò a una frase, detta poco tempo prima. “Presto ci sarà il botto, ne parleranno anche i giornali. La segretaria se ne andrà via”. Anche la madre dell’uomo raccontò di aver visto Nada in ufficio, due giorni prima del delitto, mentre portava via un floppy disk che non verrà mai ritrovato fra le cose della ragazza. C’era anche un altro dettaglio: non era un giorno lavorativo, perché la segretaria era andata nello studio? La pista imbocca un vicolo cieco quando il test del Dna scagiona il datore di lavoro. Un muro incontrato anche quando si scava nella vita privata di Nada. Fine della storia.

Le indagini ripartono da zero, senza nulla in mano: nello studio, lasciato in ordine, non erano state trovate impronte, né tracce che potevano essere utili. Non è stato trovato nemmeno l’oggetto con cui la 24enne è stata aggredita. Non solo, nessuno nello stabile dove si alternano abitazioni e uffici aveva sentito urla o rumori sospetti tra le 8:51, quando la ragazza stampò un documento dal computer e le 9:11, quando fu soccorsa. A complicare il quadro, c’era poi il fatto che, pensando ad una disgrazia, la scena del crimine era stata “inquinata” o come detto ripulita. Solo una vicina raccontò di aver sentito la porta dello studio sbattere qualche minuto dopo le 9:00.

Sulla scena del delitto fu ritrovato solo un bottone con un disegno a stella di un cardigan femminile o di una giacca di jeans che, anni dopo, porterà a nuove ipotesi investigative.

Caso riaperto?

Il caso viene archiviato e riaperto nel 2021 quando furono trovate nuove prove: tracce di due profili di DNA maschile e femminile oltre a un’impronta digitale. Non solo, spuntò una testimone. In una chiamata, una sconosciuta raccontò di aver visto quella mattina la donna che voleva prendere il posto di Nada mentre si allontanava da via Marsala in sella al suo motorino, dopo aver nascosto qualcosa sotto il sellino. I controlli alla ricerca di tracce di sangue sul ciclomotore, diedero esito negativo, come a nulla portarono le analisi sui bottoni, simili a quello trovato nello studio.

Il padre di Nada, colpito da un infarto mentre tornava dal cimitero dov’è sepolta la figlia, non c’è più…ma la famiglia aspetta ancora di conoscere la verità.



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