Padre abusa della figlia e dalle violenze nasce una bimba? Corte di Appello dispone nuovo test del Dna

La decisione della Corte è maturata dopo che la difesa dell’imputato ha sostenuto l’inutilizzabilità del primo esame

Disposto un nuovo test del Dna nel processo di Appello sul presunto padre-orco accusato di avere violentato la figlia per quasi 15 anni. Da quell’incesto sarebbe nata una bambina.

La decisione della Corte è maturata dopo che la difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Luigi ed Alberto Corvaglia, ha sostenuto l’inutilizzabilità del primo esame, eseguito come accertamento tecnico irripetibile. Il 22 luglio prossimo verrà conferito l’incarico ad un perito, per il nuovo test.

In mattinata, intanto, ha discusso il sostituto procuratore generale Salvatore Cosentino, che ha invocato la condanna a 26 anni di carcere per l’imputato, un 53enne del Basso Salento, condannato in primo grado a 30 anni di reclusione. Il dr Cosentino ha chiesto la conferma nel merito, ma la riduzione degli anni di reclusione. Infatti, pur sottolineando che siamo di fronte ad un caso abietto, gretto ed efferato, la Costituzione impone di graduare le pene, in base al principio di proporzionalità. E per questo la pena deve essere ridotta. Pur restando molto alta.

La difesa dell’imputato, invece, ha chiesto l’assoluzione, in mancanza di prove e ritenendo gli episodi oramai prescritti. Rispondeva delle accuse di violenza sessuale aggravata e continuata e maltrattamenti in famiglia.

In primo grado, i giudici della prima sezione collegiale (Presidente Francesca Mariano) hanno inflitto la pena di 30 anni nei confronti dell’imputato, a cui è stata anche revocata la potestà genitoriale. Non solo, poiché è stata disposta una provvisionale di 100mila euro ciascuno e il risarcimento del danno in separata sede, per la figlia e la bimba nata dall’incesto, che si erano costituite parte civile con l’avvocato Erlene Galasso. E poi, la trasmissione degli atti in Procura, sulle dichiarazioni rese in aula dalla madre della vittima. Infatti, pm ha iscritto quest’ultima nel registro degli indagati, per favoreggiamento personale. Secondo l’accusa, infatti, la donna sarebbe stata al corrente degli abusi subìti dalla figlia e avrebbe taciuto sul comportamento del marito.

I fatti contestati dal sostituto procuratore Stefania Mininni si sarebbero verificati in casa, tra il 1995 ed il 2010. La giovane veniva molestata e palpeggiata fin dall’età di 7 anni dal padre e costretta a subire il primo rapporto sessuale completo ad appena 10 anni. Quando ne aveva 15, invece, il padre l’ha violentata e la figlia è rimasta incinta, decidendo però di abortire. Non solo, poiché l’uomo per “punirla” di aver parlato con la madre degli abusi subiti, l’ha poi stuprata in macchina. Inoltre, ogni volta che aveva conati di vomito, la violentava nuovamente, proferendole frasi del tipo: “Devi essere mia per sempre perché ti amo”. All’età di 20 anni, la ragazza è rimasta nuovamente incinta e ha partorito. La figlia, come confermato successivamente dal test del Dna, era frutto dell’incesto.

Le indagini sono scattate a seguito della denuncia della figlia che vive oramai da tempo fuori dalla provincia di Lecce. La ragazza raccontò gli abusi subiti al suo attuale compagno e assieme a lui, si è rivolta ai carabinieri della stazione locale, nel mese di luglio dello scorso anno. Il presunto padre-orco venne arrestato nel dicembre del 2018 e condotto nel carcere di Borgo San Nicola.