Un agguato, mentre stava tornando a casa. È stato ucciso così Angelo Vassallo, primo cittadino di Pollica, comune di poco più di 2mila anime in provincia di Salerno. Stava percorrendo una stradina al volante della sua Audi grigia, quando è stato freddato a pochi passi dalla sua abitazione, nella frazione di Acciaroli. Uno dei nove di pistola sparati per uccidere, ma anche per lasciare un messaggio, ha centrato il cuore del «sindaco pescatore», conosciuto da tutti, anche fuori dai confini locali, per le sue singolari ordinanze come quella che prevedeva una multa fino a mille euro per chi fosse stato sorpreso a gettare a terra cenere e mozziconi di sigarette. Un modo per evitare di sporcare il paesaggio di uno dei comuni più caratteristici del Cilento.
Era un uomo per bene, sempre in prima linea in nome della legalità, profondamente innamorato della sua terra, ma non si può morire per amore del proprio paese. Un paese che Vassallo aveva cambiato tanto da meritare, dopo dodici anni nella ‘top ten’ il riconoscimento come il miglior comune marino d’Italia. Acque pulite, spiagge da sogno, ma non solo. Il primo cittadino aveva puntato sulla dieta mediterranea, convinto che potesse essere Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità (la proposta fu approvata dall’Unesco dopo la sua morte). Cibo e bellezze che niente e nessuno avrebbe dovuto deturpare. Né il cemento, né le persone.
E allora chi poteva volerlo morto? Chi lo ha fermato in quella calda serata di fine estate, premendo il grilletto di una pistola, forse una calibro 9?
Le indagini e una verità mai trovata
Nessuna pista è stata esclusa da quel 5 settembre 2010. Si capisce subito che non si tratta di un delitto di paese, ma si brancola nel buio. Forse aveva scoperto qualcosa che non doveva scoprire e lo hanno eliminato. Forse la sua “intransigenza”, la sua schiena dritta, gli sono costate la vita. Era determinato il Sindaco, anche a combattere lo spaccio di droga. E per farlo non aveva esitato a puntare il dito contro le forze dell’ordine locali che, sosteneva, non facevano abbastanza per fermarlo. Una sera aveva persino affrontato di persona alcuni spacciatori sul porto turistico di Acciaroli.
La strada intrapresa dopo la morte del sindaco pescatore è stata tutta in salita: fascicoli aperti e poi archiviati, piste battute e poi accantonate, sempre ad un passo dalla verità, mai raggiunta del tutto.
Secondo la procura antimafia di Salerno, Vassallo è morto perché aveva cercato di fermare la Camorra che voleva trasformare la spiaggia di Acciaroli in un centro di smistamento di droga. Per l’omicidio ci sono nove indagati, tra cui 3 carabinieri, 4 imprenditori e 2 camorristi.
“Ci hai insegnato l’importanza del difendere la bellezza. Perché se sapremo custodire e riconoscere la bellezza saremo liberi. Grazie” si legge nel biglietto che qualcuno ha lasciato nel posto in cui il primo cittadino fu ucciso. La speranza è che possa avere giustizia.