Omicidio Bianco, chiesta anche in Appello la condanna a 30 anni per Antonio Zacheo

Il sostituto procuratore generale ha invocato la stessa pena, inflitta dai giudici nel processo di primo grado, per il 29enne originario di Maglie. L’imputato è ritenuto, assieme ad Antonio Gabrieli, il presunto killer dell’imprenditore edile Massimo Bianco nel 2012.

Chiesta la conferma della condanna a 30 anni, per il presunto killer dell'imprenditore edile Massimo Bianco, avvenuta a Martano il 29 giugno 2012.
 
Il sostituto procuratore generale Ennio Cillo ha invocato la stessa pena, inflitta dai giudici nel processo di primo grado, per Antonio Zacheo,  29enne originario di Maglie.  L'imputato risponde delle accuse di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, in concorso con Antonio Gabrieli, (condannato a 30 anni di reclusione  nel processo in abbreviato); occultamento di cadavere in concorso e utilizzo improprio d’arma da fuoco. Nella prossima udienza fissata nel mese di dicembre, discuteranno i difensori dell'imputato e verrà emessa la sentenza.
 
Zacheo aveva ottenuto gli arresti domiciliari, dopo la condanna a 30 anni di reclusione, ma  un successivo  pronunciamento della Cassazione ribaltò la decisione della Corte di Assise di Lecce. Gli "ermellini" accolsero il ricorso dei familiari di Bianco che si erano costituiti parte civile. Gli avvocati Giancarlo Dei Lazzaretti e Cosimo Rampino si erano " opposti" alla decisione dei giudici la Corte di Assise che aveva a sua volta "recepito" la richiesta dei difensori di Zacheo.
 
L'imputato è difeso dagli avvocati Federico Grosso, Mario Coppola e Salvatore Maggio. Questi avevano inizialmente ottenuto che il proprio assistito potesse scontare la pena inflittagli, attraverso una misura di detenzione "alternativa" al carcere. I  domiciliari potevano essere "trascorsi" fuori dai confini della Puglia.
 
Ricordiamo, invece che la sentenza di condanna a 30 anni di reclusione nei confronti di Zacheo fu emessa il 12 novembre scorso. Il processo venne celebrato con il rito abbreviato ( onsente di ottenere lo sconto di un terzo della pena), dai giudici della Corte di Assise di Lecce presieduta da Roberto Tanisi (a latere Pasquale Sansonetti e giudici popolari ). Il procuratore aggiunto Antonio De Donno aveva invocato anch'egli una condanna a 30 anni per Zacheo. Il pm aveva anzitutto ricostruito la dinamica dell'omicidio. Zacheo, Gabrieli e Bianco avrebbero pranzato in un locale di San Foca e poi avrebbero svoltato per Carpignano Salentino, come testimoniato da un carabiniere in borghese. Quest'ultimo ha dichiarato di avere visto i due (Gabrieli guidava e Zacheo era posizionato dietro) che "facevano scivolare qualcosa" e li ha superati; a quel punto l'auto girava, poiché, Zacheo e Gabrieli si erano insospettiti e decisero di anticipare i tempi e di abbandonare subito il cadavere di Bianco (fu ritrovato il 29 giugno di quattro anni fa). Il procuratore aggiunto sottolineò poi la premeditazione dell'azione. Zacheo avrebbe nascosto in una cartelletta, una bottiglietta con dentro la benzina. Infatti, Bianco venne ammazzato in macchina e poi il suo corpo bruciato in campagna.
 
Riguardo, infine, al movente, il pm De Donno ha affermato che c'erano certamente dei contrasti di natura economica sulla gestione dell'azienda.



In questo articolo: