“Verificare le ferite riportate dal killer”: nuovi accertamenti sull’omicidio di Mattia Capocelli

Il 3 maggio il sostituto procuratore Maria Consolata Moschettini conferirà l’incarico al medico legale Ermenegildo Colosimo

La Procura dispone nuovi accertamenti per verificare l’esatta dinamica dell’omicidio di Mattia Capocelli. Il 3 maggio prossimo, il sostituto procuratore Maria Consolata Moschettini conferirà l’incarico al medico legale Ermenegildo Colosimo, per stabilire l’entità e la tipologia delle ferite presenti sul corpo del killer, il 25enne di Maglie, Simone Paiano.

In quella sede, anche le altre “parti” potranno nominare un proprio consulente. L’indagato è assistito dall’avvocato Dimitry Conte. Riguardo la famiglia della vittima, invece, papà Luciano è assistito da Arcangelo Corvaglia; mamma Grazia da Alberto Corvaglia ed il fratello Armando, da Luigi Corvaglia.

L’accertamento tecnico non ripetibile dovrà stabilire se sul corpo e la testa di Simone Paiano ( anche del fratello) siano presenti ferite da arma da taglio o riconducibili ad un corpo contundente; la loro datazione ed, infine, i tempi di guarigione.

Questi accertamenti investigativi sono ritenuti necessari anche dal gip Sergio Tosi che, nelle scorse ore, ha convalidato l’arresto e confermato il carcere per Simone Paiano con l’accusa di omicidio volontario, escludendo però i gravi indizi di colpevolezza, per potergli contestare anche l’aggravante dei futili e abietti motivi.

Allo stesso tempo, sostiene il giudice, la sua versione dei fatti e le dichiarazioni rese dal fratello, meriterebbero un ulteriore approfondimento. Vi sarebbero, infatti, già alcuni riscontri investigativi alla tesi dell’aggressione subita da Paiano, pochi istanti prima dell’omicidio di Capocelli. Anzitutto, sul corpo dell’indagato sono state trovate due abrasioni. E poi, sul giubbotto la presenza di un taglio. Sul luogo del delitto, inoltre, sono state riscontrate le tracce di un manico di coltello. Secondo il giudice Tosi questa tesi non può comunque configurarsi come “legittima difesa”, poiché già in precedenza, Paiano “avrebbe potuto facilmente ricorrere a efficaci interventi alternativi alla violenza, chiedendo l’intervento delle forze dell’ordine”. Inoltre, ritiene il dr. Tosi, non pare credibile che il Paiano avesse voluto semplicemente ferire il Capocelli, altrimenti non avrebbe mirato al collo, ma alle gambe.

Il giudice ritiene poi che “il movente del gesto omicidiario sia da ricondursi alla compravendita di sostanze stupefacenti”. Allo stesso modo, però, “non può ricavarsi con la necessaria gravità indiziaria”, che la causale dell’omicidio sia proprio questa, come contestato dal pubblico ministero”.

Ieri mattina, presso il penitenziario di Borgo San Nicola, si è tenuto l’interrogatorio di Simone Paiano, per quasi un’ora. Egli ha ribadito di essere stato vittima di un agguato con un machete e che non volere uccidere il 28enne di Maglie, ma salvare suo fratello che era stato sequestrato da quest’ultimo.



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