Inchiesta “Final Blow”, le mani dei clan sui manifesti elettorali a Lecce e in provincia

Il riferimento è alle elezioni del marzo 2018 ed i referenti di due clan avrebbero soddisfatto le esigenze di alcuni candidati politici, che gli davano i manifesti e indicavano i luoghi in cui affiggerli

Le mani del clan sull’affaire dell’affissione dei manifesti elettorali, trova un’ulteriore conferma nell’inchiesta Final Blow.

Il riferimento è alle elezioni politiche del marzo 2018. Secondo quanto emerso nell’ordinanza del gip Simona Panzera, infatti, Manuel Gigante per conto del clan Pepe e Antonio Rotondo assieme a Francesco Portulano, per il gruppo capeggiato da Briganti, collaboravano sia nell’affissione dei manifesti che nella pubblicità per i singoli candidati, attraverso le cosiddette “vele”, i manifesti applicati sui camion e portati in strada con l’immagine degli esponenti politici da votare.

Emblematica la conversazione intercettata tra Manuel Gigante ed Antonio Rotondo.

Manuel: “Antonio questi dicono che vogliono aspettare il sorteggio”

Antonio: “Ma il sorteggio delle plance non lo hanno fatto ancora?” E poi, “Va bene aspettiamo questo sorteggio”

Manuel: “Ma per le vele tu hai fatto niente?”. E ancora, “180 le diamo noi al massimo”

Antonio: “180 le possiamo dare noi… ma almeno 30 non vuoi che le guadagniamo su una vela?”

Manuel: “Appunto, appunto”

Antonio: “Almeno 150, 140 a trovarla”

E poi, i soci in affari avrebbero soddisfatto le esigenze di alcuni candidati politici, che gli davano i manifesti e indicavano i luoghi in cui affiggerli anche fuori Lecce (Lizzanello, Veglie, Arnesano).

E addirittura in una circostanza, Manuel Gigante si sarebbe spacciato per il titolare di una poligrafia   chiamando il destinatario del servizio, il quale lo informava che appena ricevute le fatture, avrebbe fatto il bonifico alla società.



In questo articolo: