Pianificavano in maniera certosina ogni singolo dettaglio prima di agire. Compivano sopralluoghi; individuavano edifici confinanti, disabitati o con giardino in modo da potersi introdurre con facilità; studiavano orari dei dipendenti; evitavano di intrattenere contatti tra loro con i telefoni cellulari; identificavano vie di accesso e fuga. Sfortunatamente per loro si sono ritrovati a dover fare i conti con i militari dell’Arma che, nello svolgere le indagini, hanno messo in campo analoga attenzione e cura nei dettagli.
I Carabinieri della Sezione Operativa del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Lecce hanno eseguito questa mattina un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari Sergio Mario Tosi nei confronti di tre persone: Roberto Giuseppe Nicoli, 61enne; Salvatore Quinto 53enne, entrambi nati e Residenti a Brindisi e Oronzo Sgura 57enne, nato e residente a Ostuni
Le ordinanze rappresentano il risultato finale dell’indagine denominata “Last Hole”, avviata a gennaio 2019 dagli uomini della “Benemerita” e coordinata dal Pubblico Ministero Giovanna Cannarile, con la quale i tre sono stati identificati e perseguiti in quanto ritenuti gli autori seriali di rapine a mano armata messe a segno con la tecnica del “buco”.
L’arresto lo scorso aprile
I tre erano stati arrestati in flagranza di reato la mattina del 13 aprile 2019 all’interno dell’ufficio postale di Cannole, mentre cercavano di portare a compimento una rapina dopo che gli stessi ne avevano messa a segno una prima presso l’ufficio postale di Caprarica la mattina del 23 gennaio 2019 colpo che ha fatto scattare immediatamente le indagini.
L’avvio delle indagini
Immediatamente dopo la rapina nella “Città dell’Olio”, infatti, le videoregistrazioni estrapolate da un sistema di allarme privato, avevano immortalato un’autovettura, una Fiat Punto, costantemente utilizzata da Nicoli, pregiudicato per i reati di rapina compiuti con le modalità, oltre a una Lancia Ypsilon, la cui targa è risultata rubata il 14 maggio 2016 a Lecce.
Nel corso dell’attività investigativa i militari hanno ricostruito e appurato che era proprio il 61enne brindisino che provvedeva a effettuare i sopralluoghi e sceglieva gli obiettivi da colpire in modo tale che questi avessero in comune la caratteristica di confinare con abitazioni o locali non abitati o in disuso. L’indagine ha acclarato che sono stati effettuati sopralluoghi esplorativi in diversi comuni della provincia di Lecce.
La svolta nelle investigazioni
Proprio in relazione a un sopralluogo, gli uomini dell’Arma, presupponendo che l’unica possibilità di accesso da parte dei malviventi per compiere una rapina ai danni di un istituto di credito a Lizzanello potesse avvenire da uno stabile abbandonato, hanno installato una telecamera che ha consentito di registrare, la sera del 10 febbraio, la presenza di un Fiat 500 in uso a Salvatore Quinto e conseguentemente anche la mattina del 12 febbraio.
A seguito di tale circostanza i militari hanno determinato la presenza contemporanea dei cognati Quinto e Nicoli nelle sere del 12 febbraio e del 14. In queste due ultime occasioni, forzando un anello in ferro che assicurava un lucchetto che chiudeva il portone di un immobile abbandonato, si sono introdotti all’interno portando anche una scala retrattile, dimostrando di essere coloro che nella banda avevano materialmente il compito di eseguire i lavori preparatori per “entrare” nell’obiettivo da depredare. Il colpo però non fu messo a segno perché la banca dal 18 marzo non ha effettuato più il servizio di sportello e cassa risultando così priva di denaro.
L’ultimo sopralluogo dei malviventi a Cannole
L’epilogo si è registrato il 12 aprile scorso, quando i cognati, a bordo della 500 hanno raggiunto il comune di Cannole, sono entrati nell’abitazione attigua all’ufficio postale, hanno praticato il foro che sarebbe servito il giorno successivo per accedere all’interno delle poste e portare a segno il colpo all’apertura, non appena avrebbero avuto a disposizione il direttore.
Colpo sventato e l’arresto
Il colpo, ricordiamo, è stato sventato dal blitz dei Carabinieri in assetto operativo che avevano previsto l’irruzione nei locali tenuti sotto controllo e che ha portato all’arresto di Nicoli, Quinto e Sgura. Sul posto è stata rinvenuta anche la Lancia Ypsilon utilizzata per la rapina di Caprarica.
A compiere materialmente il furto Quinto e Sgura e a far giungere i militari a questa conclusione sono state le testimonianze degli impiegati dell’ufficio postale di Caprarica che hanno descritto le fattezze fisiche, la stessa arma utilizzata, le medesime radio ricetrasmittenti, il borsone utilizzato, lo stesso camuffamento e anche la descrizione del particolare modello di occhiale indossato da Oronzo Sgura.
I capi di imputazioni
Gli arrestati dovranno rispondere della rapina del 23 gennaio insieme alla violazione di domicilio aggravata; la violazione di domicilio aggravata per l’ingresso nello stabile disabitato a Lizzanello attiguo ad una filiale da rapinare; la tentata rapina del 13 aprile, la ricettazione della Lancia utilizzata e la violazione di domicilio aggravata per l’ingresso nell’abitazione attigua agli uffici da rapinare.