Operazione Stop and Go: accusati di 13 colpi, i presunti rapinatori saranno giudicati con il rito abbreviato

L’udienza si terrà il 4 aprile, mentre il 9 maggio si discuterà il patteggiamento del collaboratore di giustizia che ha dato avvio all’inchiesta. I fatti contestati si sarebbero verificati nell’arco temporale di appena due anni, dal 2011 al 2013, in vari Comuni del Basso Salento

Accusati di ben 13 rapine, saranno giudicati con il rito abbreviato. Il gup Cinzia Vergine ha fissato l'udienza per il 4 aprile. Compariranno innanzi al giudice: Salvatore De Gaetani, 33enne; Vincenzo Minicozzi, 28enne; Andrea Minicozzi 31enne; Daniele Deiana 26enne; il 30enne Davide Bruno (tutti di Ugento). Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Mario Coppola, Sonia Mascia Cavalera, Francesco Fasano, Donata Perrone.
  
Per il "pentito" Donato Perrotto, 45enne di Casarano, difeso dall'avvocato Salvatore Abate, si discuterà l'eventuale patteggiamento il 9 maggio.
  
I quattro presunti autori degli assalti armati a farmacie, supermercati, uffici postali, tabaccherie e distributori di benzina furono arrestati il 24 marzo scorso dai Carabinieri della Compagnia di Casarano, insieme ai colleghi del Nucleo Operativo Radiomobile (Perrotto e Bruno erano indagati a piede libero). Vennero eseguite quattro ordinanze di misure cautelari in regime di arresti domiciliari, emesse dal gip Alcide Maritati, su richiesta del pubblico ministero Roberta Licci.
  
I fatti contestati si sarebbero verificati nell'arco temporale di appena due anni, dal 2011 al 2013. Gli obiettivi non erano scelti a caso, ma studiati a tavolino in base a quanto potevano “fruttare”: ad esempio, una famiglia di imprenditori di Ugento, bloccati mentre stavano per salire in auto, a cui hanno ‘spillato’ 17mila euro. Stessa scena si era ripetuta, ad esempio, a Casarano, a Gemini o Ruffano dove, sempre con il volto coperto e muniti di pistole avevano ‘conquistato’ con la minaccia lauti bottini. 
  
Anche il modus operandi era stato pianificato nei minimi dettagli: i quattro rubavano un’auto qualche giorno prima di compiere la rapina, macchina che poi abbandonavano in località isolate o di campagna quando non serviva più. A nulla sono servite le ‘accortezze’ utilizzate per evitare di essere scoperti, come quella di alternare i colpi, tant’è che l’operazione è stata denominata «stop and go».
  
La svolta nelle indagini, avviate nel 2011, è arrivata l’anno successivo quando sfumò una rapina ai danni di una tabaccheria a Melissano.  I banditi erano pronti ad entrare in azione, quando hanno “incrociato” per caso un’auto di servizio impegnata in un giro di perlustrazione. Era troppo rischioso, a quel punto, portare a termine il piano e così preferirono scappare a piedi per le strade della cittadina. Durante la fuga, uno dei rapinatori, per evitare di essere riconosciuto abbandonò per strada guanti, passamontagna e persino una maglietta che tornò a recuperare il giorno successivo. Gli uomini in divisa, però, avevano già recuperato tutto. Stessa cosa per la macchina usata per il colpo, abbandonata con all’interno armi ed indumenti. È bastato osservare meticolosamente i filmati delle telecamere di videosorveglianza per risalire ad uno degli autori, finito poi nei guai. Il primo a “cadere”, insomma, fu Donato Perrotto, divenuto poi il" grande accusatore".



In questo articolo: