Si conclude con notevoli riduzioni di pena, il processo di Appello sulla maxi operazione “Tornado” su mafia, droga ed estorsioni nel Basso Salento.
La Corte (presidente Carlo Errico) ha inflitto, comunque, complessivamente circa 150 anni di carcere. Nello specifico: 14 anni e 2 mesi per Giuseppe Amato, soprannominato “Padreterno”, 65 anni, di Scorrano (18 anni) e 15 anni e 4 mesi per Francesco Amato, detto “Checco”, 30 anni, di Scorrano (20 anni); 8 anni per Marco Cananiello, detto “Bravo”, 22 anni, di Maglie (10 anni ed 8 mesi); 7 anni per Andrea Marsella, 28 anni, di Maglie, detto “Banderas” (10 anni); 3 anni per Giovanni Verardi, detto “Briga”, 52 anni, di Scorrano (6 anni); 4 anni, 5 mesi e 10 giorni per Andrea Carrisi, 32 anni di Botrugno (10 anni); 4 anni e 5 mesi e 10 giorni per Massimiliano Filippo, chiamato “Cuoco”, 44 anni, di Scorrano (5 anni e 4 mesi) e 6 anni e 10 mesi per Gianpiero Gallone, 29 anni, di Scorrano (10 anni).
E poi, 3 anni per Giuseppe Grasso, 51 anni, di Lecce (6 anni); 4 anni ad Hamid Hakim, 31 anni, di origini marocchine, ma residente a Madone, in provincia di Bergamo (5 anni e 4 mesi); 14 anni ed 8 mesi per Salvatore Maraschio, detto “Totò”, 27 anni, di Maglie (18 anni); 4 anni, 5 mesi e 10 giorni per Donato Mega, detto “Duccio”, 39 anni, di Scorrano (5 anni e 4 mesi); 8 anni e 8 mesi per Simone Natali, 31 anni, di Scorrano (12 anni) e Matteo Peluso, 29 anni, di Scorrano (12 anni); 9 anni e 8 mesi per Matteo Presicce, detto “Saulle”, 28 anni, di Scorrano (12 anni); 8 anni e 2 mesi per Giorgio Rausa, chiamato “Giorgino”, 26 anni, di Scorrano (15 anni); 7 anni per Luigi Rausa, 47 anni, di Scorrano (10 anni) e 7 anni e 2 mesi per Salvatore Rausa, detto “Pizzileo”, 32 anni, di Scorrano (10 anni); 6 anni ed 8 mesi per Matteo Rizzo, detto “Penna” o “Pennetta”, 23 anni, di Scorrano (8 anni); 2 anni, 11 mesi e 10 giorni ad Antonio De Cagna, detto Chilla, 47enne di Scorrano (3 anni); 4 anni, 7 mesi e 10 giorni per Luca Rosato, 26 anni di Scorrano (4 anni ed 8 mesi) 1 anno e 6 mesi per Marco De Vitis, 45 anni, di Supersano (2 anni e 6 mesi); 2 anni con pena sospesa per Gloria Fracasso, detta “Bessy”, 49 anni, di Scorrano (4 anni).
Confermate le seguenti condanne: 8 mesi con pena sospesa per Giovanni Umberto De Iaco, 24 anni di Scorrano e Matteo Zezza, 27 anni, di Scorrano; 3 anni e 4 mesi per Giorgio Piccinno, detto “Bambi”, 31 anni, di Scorrano; 3 anni per Franco Tamborino Frisari, 41 anni, di Maglie (in continuazione a una precedente condanna).
Riguardo Luca Presicce, 27 anni, di Scorrano (9 anni ed 8 mesi), gli atti sono ritornati al pm affinché proceda per reati diversi da quelli contestati nel processo.
I giudici della Corte d’Appello hanno inoltre disposto l’immediata rimessione in libertà (se non detenuti per altra causa) di Luca Presicce, Antonio De Cagna e Giuseppe Grasso.
Gli imputati rispondono a vario titolo e in diversa misura di: associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, danneggiamento seguito da incendio, detenzione abusiva di armi e di materie esplodenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, ricettazione, minaccia aggravata, porto abusivo di armi; sequestro di persona e violenza privata.
Sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati: Giuseppe Presicce, Giovanni Montagna, Dimitry Conte, Mario Blandolino, Vincenzo Blandolino, Silvio Caroli, Anna Grazia Maraschio, Pantaleo Cannoletta, Rocco Petracca, Marzia Francesca Libetta, Veronica Merico, Maurizio Rizzo, Roberta Cofano, Gaetano Stea, Salvatore Giannaccari, Gabriele Presicce, Dario Paiano, Antonio Costantino Mariano, Maurizio Forte.
Ricordiamo che nel febbraio del 2021, il gup Edoardo D’Ambrosio ha inflitto, al termine del processo con rito abbreviato, oltre 200 anni di carcere.
Le indagini “Tornado” hanno permesso di sgominare un vero e proprio clan emergente, con disponibilità di armi, che agiva con particolare violenza, che aveva il proprio core business nello spaccio di droga e da cui ricavava circa 500mila euro l’anno. Alla guida del sodalizio Giuseppe Amato, detto “padreterno”. Al suo fianco il figlio Francesco. La banda agiva attraverso atti intimidatori e spedizioni punitive. Come nel caso dell’omicidio del giovane Mattia Capocelli lo scorso 25 aprile.
L’indagine è stata condotta dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Maglie dal settembre 2017 e ha consentito di individuare le condotte delinquenziali di un agguerrito gruppo criminale “emergente” di tipo mafioso egemone in numerosi comuni dell’area magliese.
Il sindaco di Scorrano, Guido Nicola Stefanelli, difeso dagli avvocati Luigi Corvaglia e Francesco Vergine, è stato già assolto dal gup Laura Liguori, al termine del processo con il rito abbreviato. L’accusa formulata nei suoi confronti dal procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi e dal sostituto procuratore Maria Vallefuoco, era quella di concorso esterno in associazione mafiosa. E sarebbe consistita nel “promettere agli appartenenti al sodalizio criminoso, smantellato con l’operazione Tornado, l’aggiudicazione di appalti e servizi pubblici, e nello specifico la gestione del parco comunale “La Favorita” con annesso chiosco bar nonché la gestione dei parcheggi comunali”.
La contropartita per Stefanelli? “Il sostegno del clan nelle competizioni elettorali alle quali era interessato”. Il candidato si sarebbe così avvalso della collaborazione di Massimiliano Filippo, dipendente della ditta Nuova Era amministrata dal primo.
Tali accuse nei confronti di Stefanelli, che si è sempre professato innocente, sono cadute, come detto, al termine del processo.
Invece, il Consiglio dei Ministri su proposta del Ministero dell’Interno aveva deliberato lo scioglimento del Consiglio comunale di Scorrano per infiltrazioni mafiose, accogliendo così la richiesta della commissione prefettizia.
