Una serie di intercettazioni da cui emergerebbe come l’organizzazione mafiosa smantellata con l’operazione “Tornado” si fosse posta “quali obiettivi quelli di condizionare la vita politica del Comune di Scorrano, per riceverne in cambio favori illeciti”. È quanto risulta nelle 154 pagine dell’ordinanza a firma del gip Sergio Tosi.
L’accusa formulata dalla Procura nei confronti di Guido Stefanelli, Sindaco di Scorrano, è quella di concorso esterno in associazione mafiosa e sarebbe consistita nel “promettere agli appartenenti al suddetto sodalizio criminoso l’aggiudicazione di appalti e servizi pubblici, e nello specifico la gestione del parco comunale “La Favorita” con annesso chiosco bar nonché la gestione dei parcheggi comunali”.
La contropartita per Stefanelli? “Il sostegno del clan nelle competizioni elettorali alle quali era interessato”.
Il candidato si sarebbe così avvalso della collaborazione di Massimiliano Filippo, dipendente della ditta Nuova Era, amministrata dal primo.
Le elezioni “incriminate” sarebbero le comunali del maggio 2017, all’esito delle quali, Stefanelli veniva eletto Sindaco. Non solo, anche quelle politiche della primavera 2018 in favore della coalizione di centrodestra che schierava nella circoscrizione territoriale il candidato Luciano Cariddi (non è indagato nell’inchiesta).
In una conversazione intercettata, Filippo contattava Stefanelli riferendogli di aver comunicato a Francesco Amato (uno dei leader del gruppo mafioso, arrestato in queste ore, n.d.r.) le modalità di voto in occasione delle consultazioni politiche che si sarebbero tenute 4 marzo del 2018 (“Eh…che poi gli ho dato…gli ho dato pure come si deve votare…” con il candidato sindaco che raccomandava: “Eh…spiegagli bene…sennò si imbrogliano lì”. E FIlippo lo rassicurava, dicendo che comunque Amato “al Senato lui ha detto che Cariddi gli piaceva già”).
Durante questi presunti “contatti” tra le due parti, la moglie di Francesco Amato avrebbe espresso un insolito desiderio che soltanto il Sindaco avrebbe potuto esaudire. Voleva mangiare del sushi di prima qualità e sarebbe stata ben presto accontentata. Più tardi, nella medesima serata, il Filippo comunicava allo Stefanelli l’entusiasmo mostrato dall’interessato per il “piacere” ricevuto e soprattutto per la velocità con il quale il “primo cittadino” si era adoperato.
Nel corso di un’altra conversazione ambientale, Salvatore Maraschio (uno dei sodali del clan) precisava: “Oggi è arrivata una notizia buona e una cattiva…una è arrivata che abbiamo preso il parco “Favorita” e aggiungeva: “Noi…è nostro…tutto!..per adesso stiamo progettando per cinque anni poi può darsi che lo prendiamo per dieci anni proprio…capito? Dunque, afferma il gip, la conversazione appare documentare che “l’incontro tra il sindaco e Maraschio si era evidentemente concluso con la promessa della gestione del Parco La Favorita al di fuori di ogni schema legale, ma semplicemente “sulla parola” di chi, invece, avrebbe dovuto avviare la procedura pubblicistica per la selezione dei concorrenti”.
Due giorni dopo, da un’altra intercettazione emergeva che Amato aveva avuto concrete rassicurazioni sulla gestione dei parcheggi a pagamento, in fase di realizzazione a Scorrano, nella zona adiacente l’ospedale, il campo sportivo e la piazza.
Nella circostanza, il presunto boss dava, infatti, l’assegnazione per cosa fatta, preoccupandosi solo di reclutare soggetti, all’interno del clan, che materialmente si sarebbero occupati della suddetta gestione.
Alcuni giorni dopo, invece, cominciavano ad emergere, le prime difficoltà sull’assegnazione della gestione del Parco. Dunque, Maraschio contattava Filippo informandolo della necessità di un incontro urgente col Sindaco.
Lungo il tragitto per recarsi al luogo concordato, emergeva che i sodali del clan erano intenti al montaggio di un’arma; un fucile, che Amato, una volta giunto sul posto, portava con sè all’incontro.
Al termine dello stesso, a cui era presente il Sindaco, il boss ne commentava le fasi più salienti, evidenziando le reciproche accuse tra i personaggi istituzionali che vi avevano preso parte (“Il Comune di Scorrano…si stanno infamando tra loro”). Non solo, poiché faceva una chiaro riferimento all’arma, portata con sé, e del terrore ingenerato nei presenti, in specie nel Sindaco che, quasi piangendo, aveva pietosamente tentato di giustificarsi.
Emblematica la frase di Matteo Presicce (altro esponente del clan): “tu gli hai detto come ti abbiamo fatto salire ti facciamo scendere”, con l’Amato che annuiva. In ultimo, Amato riferiva delle condizioni imposte a Stefanelli: “Hanno rotto i coglioni hanno rotto…io ho detto io la Favorita non lo voglio…adesso gliel’ho detto…non me lo prendo…ma se non lo prendo io non lo prende nessuno (sorride) adesso gliel’ho detto…
Il bacio tra le bancarelle
Nell’ordinanza si fa riferimento anche ad altri episodi. Il Sindaco durante una passeggiata tra le bancarelle (allestite per la festa patronale) era passato davanti a quella degli Amato e si era dovuto fermare per salutare. In una successiva conversazione, colloquiando con un altro soggetto, Stefanelli diceva testualmente: “Aspetta che io alle 02:30 sono passato davanti alla “baracca” di Giuseppe (Amato, n.d.r.) e stava seduto là davanti, mi sono dovuto fermare per salutarlo, si è alzato e mi ha baciato…cioè proprio….A posto, ho detto… se mi hanno fatto la foto…ride…”
Significativo era poi l’atteggiamento tenuto dall’attuale “primo cittadino” di Scorrano per la risoluzione dei contrasti con un presunto appartenente al clan della sacra corona unita. Pare che questi, dipendente comunale, usufruisse da circa 5 mesi di un periodo di ferie non godute e che nutrisse rancori nei confronti dell’attuale sindaco.
Le indagini facevano emergere la volontà di Stefanelli, afferma il gip, “di risolvere il “problema” attraverso il canale della criminalità organizzata e non, come tra l’altro sarebbe auspicabile da parte di un esponente delle istituzioni pubbliche, attraverso quello della giustizia”
Nell’ordinanza, il gip fa poi riferimento all’attentato dinamitardo nei pressi dell’abitazione del primo cittadino, del 26 maggio 2018, rispetto al quale non si registravano denunce alle forze dell’ordine. Al contrario, “si registrava l’affannosa ricerca, da parte dello Stefanelli, di un appiglio procedurale per poter evidentemente tenere fede agli impegni assunti”.
