Picchiava e umiliava la moglie, anche in presenza dei figli. 45enne condannato a 3 anni e 6 mesi

I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2017 ed il 2021 e si sarebbero verificati in varie località, tra cui Gallipoli.

Nuova condanna per un 45enne di Collepasso, che era accusato, in questo processo, di aver picchiato e umiliato la moglie, anche in presenza dei figli. Nella giornata di oggi, i giudici della prima sezione collegiale (presidente Annalisa De Benedictis) gli hanno inflitto la pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione per maltrattamenti e lesioni personali. Non solo, il 45enne dovrà risarcire la vittima in separata sede e pagare una provvisionale di 20mila euro per la parte civile, difesa dall’avvocato Ladislao Massari. Il pm Donatina Buffelli, al termine della requisitoria, ha invocato la condanna a 5 anni di reclusione. L’imputato, difeso dall’avvocato Simone Viva, potrà fare ricorso in Appello.

L’inchiesta

Le indagini, condotte dal pm Alessandro Prontera, presero avvio dalla denuncia della ormai ex moglie. I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2017 ed il 2021 e si sarebbero verificati in varie località, tra cui Gallipoli. L’uomo, in preda ad attacchi di gelosia, avrebbe ripetutamente minacciato di morte e picchiato la moglie, con calci e pugni, anche durante le vacanze in montagna o in presenza dei parenti, provocandole fratture alla mano e distorsioni alla spalla. Non solo, nel mese di gennaio del 2021, avrebbe forzato con una spallata la porta della camera da letto, in cui la donna si era rifugiata insieme ai figli. Solo l’intervento della madre della vittima, avrebbe consentito di evitare il peggio. Invece, in altre circostanze, in preda all’ira, il 45enne avrebbe distrutto con un martello i vetri della macchina o le suppellettili di casa.

L’uomo venne anche arrestato e condotto in carcere per poi ottenere gli arresti domiciliari in una comunità. Inoltre, è stato condannato a 3 anni per stalking e lesioni verso i figli. I fatti si sarebbero verificati dal 2019 al 2021. I due figli ormai maggiorenni furono destinatari di minacce e offese, anche via social, per aver denunciato le sue condotte.



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