30 aprile 1982. L’orologio aveva appena segnato le 9.20, quando una moto di grossa cilindrata taglia la strada ad una Fiat 132, costringendo il conducente della berlina grigia a fermarsi. Al volante c’era Rosario Di Salvo, accanto Pio La Torre, segretario del PCI siciliano. Dovevano raggiungere la sede del partito, ma in Piazza Generale Turba, una strada stretta su cui si affacciavano abitazioni abbandonate e una caserma, hanno incontrato alla morte.
Una fine scritta con il piombo, una raffica di proiettili che non hanno lasciato scampo al deputato comunista, rimasto immobile nella macchina crivellata di colpi. Il compagno, che gli faceva anche da autista e guardia del corpo, riuscì a estrarre una pistola. Stringeva ancora in mano l’arma appena comprata per ‘difendersi’ dalle minacce ricevute, quando fu ritrovato.
Fu un’esecuzione spietata, ma perché furono uccisi? A questa domanda rispose Carlo Alberto Dalla Chiesa, nominato Prefetto di Palermo dopo l’attentato. «Per tutta una vita», disse il Generale. La Torre, l’uomo che aveva capito come “combattere” Cosa Nostra, aveva pagato a caro prezzo il suo impegno contro la mafia. Non solo aveva imparato a conoscerla, ma aveva anche provato a contrastarla colpendola nel suo punto più debole: i soldi. «È lì che dobbiamo mettere i riflettori» disse.
Nel 1980 aveva messo nero su bianco la proposta di legge, depositata in Parlamento con il nr. 1581, che prevedeva la creazione del reato di associazione mafiosa e introduceva il sequestro e la confisca del patrimonio dei condannati per delitti di mafia. La legge Rognoni-La Torre fu approvata il 13 settembre 1982.
Le piste seguite
Non fu facile arrivare alla verità. Non c’erano stati testimoni, nessuno aveva visto nulla, la scena del crimine non aveva ‘parlato’, semmai aveva confuso e non c’era una firma. Dopo l’agguato furono seguite diverse strade che non avrebbero portato a nulla. La prima pista battuta fu quella interna. Un delitto organizzato in casa, per vendetta. Un omicidio politico, maturato tra le mura del suo partito. Del resto, le armi utilizzate per uccidere erano di un calibro che veniva utilizzato raramente dalla mafia. Tra i bossoli sparsi sull’asfalto di piazza Generale Turba, ci sono quelli di una Singer calibro 45, una pistola sconosciuta in Italia. Era stata usata una sola volta, a Corleone, per uccidere Michele Navarra.
La seconda ipotesi finita sul tavolo degli investigatori fu quella che vede il coinvolgimento dei servizi segreti. Si scopre che Pio La Torre era stato tenuto sotto osservazione (‘attenzionato’, come si dice in gergo) fino a pochi giorni prima della morte. Tanto è stato detto (e scritto) su quella strana coincidenza. Perché i riflettori si sono spenti pochi giorni prima del suo assassinio, lasciando La Torre da solo, di fronte al suo destino?
La terza fu la pista internazionale per la sua battaglia contro l’installazione dei missili nucleari Cruise nella base Nato di Comiso. La Torre raccolse in Sicilia e presentò al governo un milione di firme.
Ci sono voluti molti anni per scoprire che era stato un omicidio deciso dalla cupola di Cosa Nostra. Esecutori materiali e mandanti (tra cui Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Francesco Madonia), tutti pezzi da Novanta della mafia palermitana, furono condannati.
Le immagini storiche
Ci sono due fotografie che sono rimaste nella storia. La prima ritrae tre persone accanto all’auto del deputato comunista assassinato perché era uno dei pochi, tra i politici, a conoscere veramente la mafia e le sue regole. «Voi pensate che la mafia sia inarrestabile. Non è così e la fermeremo», aveva detto. Anche a loro sarebbe toccata la stessa sorte. Quelle sagome silenziose erano quelle di Giovanni Falcone, morto nella strage di Capaci il 23 maggio 1992, il commissario Ninni Cassarà, assassinato il 6 agosto 1985 e il consigliere istruttore Rocco Chinnici, ucciso il 19 luglio 1983.
L’altro scatto, durante il funerale, era di Letizia Battaglia. La fotografa stava seguendo il corteo lungo le strade della città, quando tra la folla notò un’anziana donna che piange e prega. Si era incinata davanti a quella salma, in un segno di rispetto rimasto impresso per sempre.
Immagine tratta da www.piolatorre.it