Presunti illeciti per la gestione di Masseria Torcito, sotto processo i quattro imputati

Il gup ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero, con le accuse di lottizzazione abusiva, danneggiamento, deturpamento di bellezze naturali, tentata truffa aggravata, falsità materiale e ideologica. Il processo comincerà il prossimo 24 maggio.

È terminata con il rinvio a giudizio dei quattro imputati, l'udienza preliminare sui presunti illeciti amministrativi ed ambientali, legati alla gestione della Masseria Torcitodi Cannole.
 
Il gup Carlo Cazzella ha accolto la richiesta del pubblico ministero Angela Rotondano (titolare dell'inchiesta il procuratore aggiunto Ennio Cillo) e sono finiti sotto processo in quattro: Rocco Merico, 58 anni, di Poggiardo, come Dirigente del Settore Lavori Pubblici e Mobilità e del Servizio Edilizio e Patrimonio della Provincia di Lecce; Sergio Donadonibus, 70enne di Noci, liquidatore della Intini Source srl e amministratore della Società "Parco Torcito" srl; Giuseppe Botta, 54 anni di Palo del Colle, in qualità di direttore dei lavori; Angelo Rocco Dongiovanni, 60, di Conversano, nel ruolo di progettista. Gli imputati, sono assistiti dagli avvocati Viola Messa, Anna Grazia Maraschio, Fritz Massa, Antonella Corvaglia, Francesco Cantobelli, Stefano Chiriatti e Pietro Quinto e dovranno presentarsi il prossimo24 maggio, di fronte al giudice monocratico della seconda sezione penale Fabrizio Malagnino, per l'inizio del processo.
 
I quattro, erano stati iscritti nel registro degli indagati, dopo il sequestro del parco avvenuto due anni fa e la chiusura dell'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Cillo e condotta dagli agenti del  Nipaf (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale) e dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria.
 
Le accuse, contestate a vario titolo ed in diversa misura agli imputati sono: lottizzazione abusiva, danneggiamento, deturpamento di bellezze naturali, tentata truffa aggravata, falsità materiale e ideologica.
 
In particolare, ritiene la Procura, nonostante la società barese Intini Source srl risultasse formalmente in liquidazione sin dal luglio del 2012, Sergio Donadonibus e Rocco Merico sottoscrissero nell'agosto dello stesso anno, il contratto di concessione dei lavori pubblici per la valorizzazione del parco di Torcito, senza fornire alcuna garanzia in merito ai requisiti economici e finanziari. Nello specifico, la Intini srl ottenne un finanziamento pubblico di quasi 5 milioni di euro,essendosi aggiudicata per i successivi 18 anni la gara d’appalto relativa alla “valorizzazione delle potenzialità turistiche della Masseria Torcito”, ma senza essere in grado di assolvere gli obblighi pluriennali della  concessione.
 
Gli imputati, secondo l'ipotesi accusatoria, avrebbero commesso una serie di "atti fraudolenti" (copia del progetto, il permesso di costruire, certificato di inizio dei lavori) per ottenere la prima tranche del finanziamento dalla Regione Puglia; atti idonei ad indurre in errore anche la Provincia di Lecce che ha avanzato la richiesta di risarcimento dei danni per la mancata realizzazione delle opere di ristrutturazione delle masserie e il mancato assolvimento degli obblighi contrattuali per i successivi diciotto anni.
 

Ci sono poi i presunti abusi edilizi compiuti nell’area, che ad avviso della Procura, "avrebbero modificato l'assetto geomorfologico, con eliminazione di forme vegetali ed arboree" (lo sbancamento sul crinale, il declivio di una collina e l’apertura di una pista carrabile).



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