
“Un omicidio crudele, frutto di una lucida programmazione“. Sono le parole del sostituto procuratore generale Salvatore Cosentino che, nel corso della requisitoria del processo di Appello nei confronti di Lucio Marzo, ha chiesto la conferma della condanna a 18 anni ed 8 mesi inflitta in primo grado.
Il dr. Cosentino ha definito l’omicidio di Noemi Durini “un fatto molto triste che presenta un piede nel diritto penale e un piede nel campo della fragilità umana. Un fatto credule, ma al contempo toccante, perché riguarda due giovani vite. Una delle quali non c’è più”.
Soffermandosi sulla questione dell’incapacità d’intendere e di volere di Lucio, al momento dei fatti, già sollevata in primo grado dalla difesa, la Pubblica Accusa ha sostenuto che il minore fosse imputabile. Il magistrato ha sottolineato che Lucio “seppur fragile, psicolabile e forse anche depresso, e di certo nevrotico, non fosse psicotico, dunque capace d’intendere e di volere”.
Il giovane di Montesardo, ha continuato il dr. Cosentino nel ricostruire la dinamica dell’efferato delitto, “in tutto il suo percorso criminoso, anche nei giorni precedenti all’omicidio, ha sempre scelto. Scelto il tragitto, luogo e mezzo dove uccidere e chi sceglie decide e dunque vuole”.
E poi ha richiamato la letteratura, da Shakespeare a Pirandello, per cristallizzare il concetto assai dibattuto della follia “dire che qualcuno è pazzo o fingersi pazzo è un modo per controllare qualcuno o per esercitare potere su qualcuno”.
La Pubblica Accusa ha dunque sostenuto, nell’analizzare il comportamento di Lucio che ha portato ad uccidere la propria fidanzata, come la presunta “follia fosse soltanto un pretesto” ed ha rimarcato “la sussistenza delle aggravanti della premeditazione, della abiezione e della crudeltà”.
Infine, il sostituto procuratore generale si è soffermato sul rapporto di Lucio con i propri genitori, sostenendo che “ha vissuto un conflitto di lealtà tra Noemi ed il potere forte ed autoritario padre. E quando ha dovuto decidere chi buttare giù dalla torre, ha preferito l’autorità al sentimento”.