Processo “Bad Cheque” su usura ed estorsioni: quattro condanne e cinque assoluzioni

Gli imputati, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbero avvicinato imprenditori della zona in grave stato di bisogno, proponendo finanziamenti a tassi di interesse elevatissimi.

Rispondevano delle accuse di prestiti a tassi usurari, richieste di riscossione del credito, anche attraverso minacce estorsive. Nella tarda serata di ieri, al termine del processo di primo grado, riguardante l’Istituto Popolare Salentino, con sede ad Aradeo (sono stati uniti due procedimenti) e dopo ben 11 anni di dibattimento, 10 ore di camera di consiglio e malori in aula che hanno reso necessario l’intervento del 118, la seconda sezione collegiale (presidente Bianca Todaro) ha emesso 4 condanne e 5 assoluzioni.

I giudici, nella tarda serata di lunedì, per i reati a vario titolo di usura ed esercizio abusivo del credito, hanno inflitto la pena di: 6 anni e 6 mesi di reclusione a Massimo Minerba, 54 anni di Aradeo; 5 anni e 6 mesi ad Antonio Minerba, 67 anni, sempre di Aradeo; 7 anni e 6 mesi ad Aurora Pepe, 64 anni di Aradeo; 8 anni per Roberto Giuri, 51enne di Neviano, all’epoca dei fatti, dipendenti dell’I.p.s. Disposta anche la confisca dei beni, oggetto di usura.  Per i quattro imputati è stato disposto invece il non luogo a procedere per prescrizione, per i reati di associazione a delinquere ed estorsione.

Invece, assoluzione per non aver commesso il fatto, da tutti i reati, in favore di: Lorenzo Bianco, 76enne di Cutrofiano, presidente del collegio sindacale; Giuseppe Colazzo, 74enne di Lecce; Michele Orlando, 66 anni di Galatina, nelle vesti di sindaci effettivi. E ancora, per Anacleto Agostino Imperiale, 69enne di Neviano e Anna Maria Catalano, 60enne di Aradeo, in qualità di dipendenti dell’I.p.s. Per Carmine Minerba, 93enne di Aradeo, all’epoca dei fatti, legale rappresentante dell’I.p.s. è stato dichiarato il non luogo a procedere per morte del reo.

Il collegio difensivo

Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Corleto, Luigi Greco, Andrea Starace, Giancarlo Raco, Ubaldo Macrì e Fabio Mariano.

I difensori potranno fare ricorso in Appello contro le condanne.

Per alcune vittime di usura, parti civili nel processo, è stato disposto il risarcimento del danno.

I fatti si sarebbero verificati tra il 1987 ed il 2014. Gli imputati, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbero avvicinato imprenditori della zona in grave stato di bisogno, proponendo finanziamenti a tassi di interesse elevatissimi, anche superiori al 400% annuo, mediante lo “sconto” di assegni post-datati.

Le vittime, per lo più residenti nei comuni di Neviano, Galatone, Gallipoli, Sannicola, Tuglie, non potendo corrispondere gli elevati interessi, erano costrette a sostituire gli assegni non coperti alla scadenza, con nuovi titoli. Gli imputati, sostiene l’accusa, non disdegnavano il ricorso ad estorsioni e in alcuni casi, veniva fatto sottoscrivere alle vittime, la ” richiesta di finanziamento societario”, facendo loro credere che le somme accreditate fossero dei libretti di deposito a risparmio. Inoltre, parte di questi soldi venivano utilizzati per attività usuraria.

Nel 2014, vennero eseguite dai Finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Lecce su richiesta della Procura antimafia, quattro ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e sequestrati beni stimati in 10 milioni di euro.

Ed a oltre dieci anni di distanza dai fatti, si è concluso il processo.