Entra nel vivo il processo sulle presunte irregolarità nell’assegnazione delle case popolari di Lecce, con l’ascolto dell’ex assessore comunale Attilio Monosi.
Il 52enne leccese, che all’epoca dei fatti rivestiva il ruolo di assessore al bilancio della giunta comunale guidata dal sindaco Paolo Perrone, è stato sentito, questa mattina, come imputato dinanzi ai giudici della seconda sezione collegiale (presidente Pietro Baffa, a latere Valeria Fedele e Roberta Maggio), presso l’aula bunker di Borgo San Nicola.
Attilio Monosi, assistito dagli avvocati Riccardo Giannuzzi e Luigi Covella, ha risposto a tutte le domande del pubblico ministero Massimiliano Carducci ed ha chiarito, per oltre due ore, la propria posizione, respingendo l’accusa di aver commesso illeciti per l’assegnazione degli alloggi popolari in cambio di voti e depositando una corposa documentazione.
Come erano affidate le deleghe assessorili
Monosi ha anzitutto ricostruito il panorama politico leccese all’epoca dei fatti, sottolineando che le nomine erano dettate dai partiti in base ad amicizie ed equilibri e ha parlato dell’affidamento delle deleghe assessoriali facendo riferimento ai rapporti con Raffaele Fitto, Paolo Perrone e Roberto Marti.
‘Prima del mio arrivo, gli alloggi erano assegnati in maniera discrezionale’
All’inizio dell’esame dell’imputato, il pm ha chiesto a Monosi: “Si è reso conto che le assegnazioni fatte prima del suo incarico erano illegittime“? E l’ex assessore ha affermato: “Prima del mio arrivo, gli alloggi popolari venivano assegnati in maniera discrezionale e ho chiesto al mio settore di redigere un regolamento”.
L’ex assessore al bilancio del Comune di Lecce ha chiarito, infatti, nel corso dell’ascolto in aula che quando è entrato in carica nel 2012, ha cercato di mettere ordine allo “stato di confusione” in cui versava l’assessorato, cercando di fare chiarezza nelle procedure sui criteri di assegnazione degli alloggi.
Il pm Carducci ha poi chiesto a Monosi: “Con quale criterio vengono assegnate le case parcheggio“. E l’imputato ha risposto: “Non richiedevano l’autorizzazione della giunta regionale, poiché non rientravano nell’emergenza abitativa degli alloggi ERP”. Ed ha aggiunto di aver deciso di non intervenire per questioni di ordine pubblico e di avere anche ricevuto minacce.
Monosi ha poi riferito della vicenda contestata dalla Procura sulla presunta attribuzione di 4 punti nella graduatoria per l’assegnazione degli alloggi popolari a Monica Durante ritenuta un “collettore di voti”. Ed ha chiarito che non ne sapeva niente ed erano già previsti dalla legge e dal regolamento e venivano applicati in automatico dalla commissione provinciale sugli alloggi.
L’ascolto di Monosi proseguirà nella prossima udienza fissata per il 9 gennaio, quando verranno analizzati i singoli episodi di presunta corruzione.
Secondo l’accusa, emergerebbe l’esistenza di una vera e propria associazione a delinquere, di cui Attilio Monosi sarebbe il capo promotore ed ideatore a dare “veste legale” alle assegnazioni degli alloggi parcheggio di proprietà comunale. In particolare, Monosi, all’epoca dei fatti assessore al bilancio, organizzava le illecite assegnazioni di immobili confiscati alla mafia ed assegnati al Comune di Lecce, in cambio di utilità elettorali.
Gli altri imputati eccellenti
Sul banco degli imputati anche altri imputati eccellenti, come i politici: Luca Pasqualini, 47 anni di Lecce; Damiano D’Autilia, 44enne e Nunzia Brandi, 74enne. E ancora gli ex dirigenti comunali Pasquale Gorgoni, 66enne di Lecce e Giuseppe Naccarelli, 52enne di Lecce.
I dirigenti e funzionari dell’ufficio casa: Piera Perulli, 54enne, di Lecce; Paolo Rollo, 63 anni di Lecce; Giovanni Puce, 53enne, originario di Maglie; Sergio De Salvatore, 65enne di Lecce (dirigente ufficio Erp). I presunti “collettori di voti”: Monia Gaetani, 52enne di Lecce; Vanessa Tornese, 33enne di Lecce; Rosario D’Elia (detto Andrea), 52enne di Lecce.
Tra gli altri imputati anche molti sono residenti del Quartiere Stadio.
Le accuse sono, a vario titolo ed in diversa misura, di associazione a delinquere, corruzione, corruzione elettorale, abuso d’ufficio, falso ideologico.
Il collegio difensivo
Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, dagli avvocati: Umberto Leo, Giancarlo Dei Lazzaretti, Giuseppe Presicce, Viviana Labbruzzo, Tommaso Donvito, Alessandro Caprioli, Giuseppe Corleto, Riccardo Giannuzzi, Luigi Covella, Amilcare Tana, Stefano De Francesco, Ivana Quarta, Alberto Paperi, Mario Rossi, Roberto Rella, Mario Ingrosso, Benedetto Scippa, Paolo Cantelmo, Mario Ciardo, Antonio Savoia, Salvatore De Mitri, Silvio Verri, Giuseppe De Luca, Giancarlo Dei Lazzaretti, Luigi Corvaglia, Pantaleo Cannoletta, Francesca Conte, Andrea Sambati, Diego De Cillis, Davide Pastore, Alessandro Caprioli, Germana Greco, Francesco De Iaco, Piero Romano, Carlo Mignone, Fabio Valentini, Giuliana Vetrugno, Stefano Metrangolo.
L’inchiesta
L’inchiesta “Estia” coordinata dal procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi e dai sostituti procuratori Massimiliano Carducci e Roberta Licci, è culminata nell’arresto del settembre del 2018 di politici, dirigenti e residenti del Quartiere Stadio.
Sotto la lente d’ingrandimento della Procura, sarebbero finiti una serie di atti amministrativi per favorire l’assegnazione di alloggi in cambio del voto.
Come sottolinea il giudice Giovanni Gallo nell’ordinanza di custodia cautelare, “vi sarebbe un sostanziale accordo di non belligeranza tra il Monosi e il Pasqualini (della compagine al governo della città) da una parte e il Torricelli dall’altra, diretto a fare in modo che ognuno potesse agire illecitamente, con il sostanziale appoggio degli esponenti della compagine politica avversa”.