Viene meno l’accusa di associazione mafiosa per i fratelli De Lorenzis, nel corso del processo sul principale troncone d’inchiesta “Clean Game”, relativo ai presunti affari illeciti con le slot machines.
Dinanzi ai giudici della seconda sezione collegiale (presidente Pietro Baffa, a latere Luca Scuzzarella e Valeria Fedele), nell’udienza di oggi, il pubblico ministero Carmen Ruggiero ha chiesto la modifica del principale capo d’imputazione. Ed in particolare di derubricare il reato di associazione mafiosa in associazione per delinquere, ma con l’aggravante del metodo mafioso di cui rispondevano i De Lorenzis, assieme ad altri imputati. Il processo è stato rinviato al 2 febbraio del 2024, per eventuali richieste della difesa e per la requisitoria del pm.
Il collegio difensivo
Gli imputati sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Francesco Fasano, Andrea Cera, Biagio Palamà, Ladislao Massari, Luigi Covella, Giuseppe e Michele Bonsegna, Carlo Gervasi, Gabriella Mastrolia, Gelsomina Cimino, Vincenzo Venneri, Luigi Suez, Mauro Marzano, Tommaso Stefanizzo, Roberto Eustachio Sisto, Americo Barba.
Intanto, sempre nel corso dell’udienza odierna, sono stati acquisiti i verbali di cinque collaboratori di giustizia. Si tratta di Ercole Penna, Tommaso Montedoro, Alessandro Saponaro, Massimo Donadei, Giuseppe Barba. Sono assistiti, tra gli altri, dall’avvocato Sergio Luceri e Sante Foresta.
Sul banco degli imputati compaiono 36 persone del principale troncone d’inchiesta “Clean Game”. Tra di esse, vi sono Salvatore De Lorenzis, 56enne di Racale ed i fratelli Saverio 48enne; Pietro, 58 anni e Pasquale 51enne.
Intanto, si è già concluso con una sola condanna e la prescrizione del reato per tutti gli altri imputati, l’altro processo, relativo al filone dell’inchiesta sulla compravendita di schede di gioco contraffatte.
L’inchiesta
Va detto, che nel febbraio del 2015, il gip Antonia Martalò, su richiesta dei sostituti procuratori Carmen Ruggiero e Giuseppe Capoccia, emise 27 ordinanze di custodia cautelare (19 in carcere e 8 ai domiciliari). Il giudice dispose, anche, il sequestro preventivo del patrimonio riconducibile all’associazione per un valore complessivo di circa 12 milioni di euro (successivamente tutti i beni vennero dissequestrati).
Le indagini cominciarono nel 2010 a seguito di alcune segnalazioni anonime. Al vertice dell’organizzazione il gruppo criminale riconducibile a Salvatore De Lorenzis, considerato “il re delle slot machines”. Il sodalizio, in base a quanto sostenuto dalla Procura, “si avvaleva di metodi mafiosi posti in essere da alcuni affiliati storicamente vicini ai noti clan Troisi di Casarano, e Padovano di Gallipoli”. Secondo l’accusa, l’organizzazione imponeva agli esercenti di bar, caffetterie e tabaccherie del Basso Salento, tra Racale, Melissano, Casarano il noleggio di slot machines manomesse riconducibili alle società dei fratelli De Lorenzis. Ricordiamo inoltre che nel marzo 2015, il Tribunale del Riesame accolse il ricorso dei legali dei fratelli De Lorenzis in merito all’accusa di associazione mafiosa. La Procura impugnò la sentenza, ma anche la Corte di Cassazione ritenne insussistente il reato contestato.
