Processo Favori e Giustizia. L’ex pm Arnesano: “Non sono un corrotto e ho svolto la mia funzione con onestà”

L’imputato ha infatti voluto rilasciare spontanee dichiarazioni, prima dell’arringa difensiva dei suoi difensori. In circa un’ora di ascolto, ha voluto difendere la propria onorabilità di magistrato.

“Non sono un corrotto e ho sempre svolto la mia funzione con onestà“. Lex pm Emilio Arnesano ha respinto gli addebiti, dinanzi ai giudici in composizione collegiale (Presidente Federico Sergi), nellambito del processo “Favori e Giustizia”, che si sta tenendo presso il tribunale di Potenza.

L’imputato ha infatti voluto rilasciare spontanee dichiarazioni, prima dell’arringa difensiva dei suoi difensori. In circa un’ora di ascolto, ha voluto difendere la propria onorabilità di magistrato. Ed ha sostenuto di avere sempre esercitato le funzioni di pm, con impegno e dedizione. In particolare,  ha affermato dinanzi ai giudici: “Sono sereno, io non ho fatto nulla di quello di cui mi si accusa. Mai con nessuno, tanto meno con le persone che sono qui coimputate.”

Arnesano ha poi chiarito gli episodi che lo vedrebbero, secondo la ricostruzione della Procura, al centro di un sistema di favori giudiziari, in cambio di utilità personali ricevute soprattuto dagli “amici” medici”. L’ex pm ha negato di avere avuto condotte finalizzate alla corruzione ed a favorire qualcuno.

Successivamente ha preso la parola, l’avvocato Luigi Covella. Il legale ha discusso per circa 4 ore, partendo dall’episodio della barca, vendutagli da Siciliano, secondo la Procura, ad un prezzo di favore, in cambio di “aiuti” agli amici medici sul piano giudiziario. L’avvocato Covella ha rimarcato che la vendita della barca risale al lontano 2014 e non vi sarebbe alcun collegamento con gli episodi di presunta corruzione, verificatisi molto tempo dopo,  tra il 2017 ed il 2018.

Il legale si è poi soffermato sui singoli casi contestati dalla Procura. Sottolineando come non ci sia stato alcun accordo corruttivo, neanche con il Dirigente Medico Giorgio Trianni. Invece, il pm Piccininni sostiene che venivano preordinate delle battute di caccia in Basilicata con gli “amici medici”, per compiacere il magistrato. E sempre secondo la ricostruzione della Procura, ciò sarebbe avvenuto per far ottenere a Narracci, (direttore sanitario dellAzienda sanitaria leccese fino al 2015 e da gennaio 2018 direttore generale della stessa), lassoluzione dallaccusa di peculato davanti al Tribunale di Lecce. L’avvocato Covella ha sostenuto che il pm Arnesano, nel corso del processo su Narracci, non abbia tenuto alcuna condotta tesa a favorire l’imputato.

Inoltre, il legale si è soffermato su altri presunti favori ottenuti da dirigenti tra cui visite mediche specalistiche, per sé e per amici e familiari. Come nel caso del Primario del Reparto di Ortopedia e Traumatologia del Vito Fazzi), Giuseppe Rollo, che non sarebbe stato “aiutato” da Arnesano in alcun modo, sostiene la difesa, in procedimenti giudiziari a suo carico, in cambio dei suddetti favori.

La difesa si è poi soffermata sui presunti favori giudiziari, in cambio di prestazioni sessuali. In questo caso, l’avvocato Covella ha escluso che Arnesano avesse instaurato un rapporto occasionale con l’avvocatessa, accordandogli favori giudiziari in cambio di sesso.

Secondo laccusa, invece, il magistrato Emilio Arnesano “vendeva lesercizio della sua funzione giudiziaria in cambio di incontri sessuali e altri favori“.

Successivamente, ha preso la parola l’avvocato Luigi Corvaglia. In merito alla presunta condotta finalizzata alla corruzione da parte di Arnesano, sostenuta dalla Procura, il legale ha sottolineato che un giudizio morale è ben diverso da un giudizio sul piano penale.

Il legale si è poi soffermato, a sua volta, sui vari episodi contestati dalla Procura. In particolare, parlando dell’acquisto della barca e della perizia sul suo effettivo valore, al fine di dimostrare come non sia stata venduta da Sicliano ad un prezzo di favore, per compiacere il magistrato. Il legale ha poi preso in esame le intercettazioni, sottolineando che non emergerebbe alcuna prova di un accordo corruttivo tra Arnesano ed i suoi interlocutori.

Ricordiamo che in una scorsa udienza, il pm Anna Gloria Piccininni ha invocato la condanna 12 anni e 6 mesi per Emilio Arnesano, 63enne di Carmiano.

Il pm Piccininni, nel corso della requisitoria ha ripercorso le tappe della vicenda giudiziaria, ribadendo le accuse nei confronti di tutti gli imputati. Il pm ha sottolineato la gravità della condotta di Arnesano che ha svenduto la funzione di magistrato per ottenere utilità anche di poco conto.

Le accuse a vario titolo ed in diversa misura sono: corruzione in atti giudiziari; induzione a dare o promettere utilità a pubblici ufficiali e abuso dufficio, rivelazione di segreti dufficio.Linchiesta

La sentenza è prevista il 23 gennaio.

L’inchiesta

Nel dicembre del 2018, dopo una serie di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Potenza e delegate al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria delle Fiamme Gialle di Lecce, è stata data esecuzione allOrdinanza del Giudice per le Indagini Preliminari di Potenza che ha disposto vari arresti.

La Procura contesta ad Arnesano anche laccusa di rivelazione di segreti dufficio, per due episodi. Il pm arrestato avrebbe fatto partecipare, allinterno del suo ufficio, lavvocatessa (coinvolta nel filone dindagine, cosiddetto “sesso e favori”) ad una riunione operativa con la Gdf. In tale modo la metteva a conoscenza dello stato delle indagini, anche in ordine ad una eventuale richiesta di misura cautelare verso alcuni funzionari di un ufficio tecnico e di un imprenditore.

Non solo, poiché la Procura potentina contesta anche gli aiuti giudiziari di Arnesano a un urologo, in cambio della fornitura di pastiglie di Viagra. Dopo avergli consegnato la scatola ed essersi impegnato a trovare altre pastiglie ritenute più efficaci, il medico avrebbe chiesto ad Arnesano di interessarsi ad un procedimento che coinvolgeva una persona a lui vicina, come aveva “promesso” fare. Il magistrato garantiva di partecipare alludienza preliminare e in secondo luogo di richiedere al gip – che doveva decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm titolare dellinchiesta – di emettere una sentenza di non luogo a procedere.