Processo Laudati. Ascoltati Giampaolo Tarantini e l’ex procuratore di Bari

Il procuratore capo Cataldo Motta ha posto alcune domande a Giampaolo Tarantini sui suoi rapporti con Antonio Laudati nella vicenda del presunto flusso di escort verso la residenza dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ascoltato anche l’ex procuratore di Bari

Prosegue il processo presso il Tribunale di Lecce, a carico dell'ex procuratore di Bari, Antonio Laudati imputato per abuso d'ufficio e favoreggiamento personale nei confronti dell'imprenditore Giampaolo Tarantini, nell'ambito dell'inchiesta sulle escort che vede coinvolto l'ex Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
 
Nell'udienza di oggi, il Procuratore Capo della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta assieme al Sostituto Procuratore Antonio De Donno, ha sentito Tarantini come testimone, dopo che l'ex pm (oggi in servizio alla Procura generale di Bari) Giuseppe Scelsi, denunciò i presunti illeciti commessi dal suo capo di allora, Antonio Laudati.
 
Nello specifico, dinanzi al Presidente della Seconda Sezione Penale Roberto Tanisi, Motta ha posto a Tarantini delle domande relative ai suoi contatti con Laudati, con particolare riferimento alle dichiarazioni, emerse nelle intercettazioni con Valter Lavitola, ex Direttore de"L'Avanti"; Tarantini ha risposto che "al telefono con Lavitola, quando parlai del procuratore ho detto solo fesserie", poiché aveva saputo che "aveva ricevuto, senza girarmeli, i 500 mila euro che Berlusconi mi aveva promesso per l'avvio di un’attività".
 
Tarantini ha poi negato di aver concordato un "patteggiamento" con Laudati, (come contestato dall’accusa sulla base dell’interrogatorio reso dall’imprenditore davanti al gip di Napoli, nell’ambito di un altro procedimento).
 
È stato ascoltato anche Antonio Laudati, difeso dagli avvocati Angelo Pallara e Giuseppe Castaldo del Foro di Roma, il quale accusato di aver rallentato le indagini sulle escort che vedevano coinvolto Tarantini, e di conseguenza Berlusconi, ha presentato una propria memoria difensiva. L'ex procuratore di Bari si è anzitutto difeso dall'accusa di "favoreggiamento diretto" di Giampaolo Tarantini, contestando la denuncia presentata dal colonnello del Nucleo di Polizia Tributaria, Salvatore Paglino, riguardante una riunione avvenuta presso la scuola allievi della GdF il 26 giugno 2009, dopo la sua nomina nel capoluogo pugliese, alla presenza di Scelsi e di altre quattro persone. In questa occasione, Laudati avrebbe chiesto la sospensione delle indagini svoltesi a Bari, sul ruolo di Tarantini nella vicenda del "flusso" di escort verso la residenza dell'ex Presidente del Consiglio. Egli ha negato questa circostanza, dicendo che si sarebbe limitato a ribadire la sua volontà di preservare l'indagine da eventuali fughe di notizie.
 
Laudati si è poi difeso dall'accusa di aver rallentato le indagini, affermando che egli ha differito alcune udienze in cui compariva Tarantini, solo per questioni organizzative. Inoltre l'ex procuratore di Bari ha sottolineato le occasioni in cui non si era risparmiato nel contrastare Tarantini, citando il caso dell'arresto di quest'ultimo all'inizio delle indagini.
 
Infine, ha parlato dell'accusa a lui rivolta di "favoreggiamento indiretto" dell'ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, per "aver tutelato la sua immagine istituzionale". Laudati ha ribattuto, sottolineando, tra le altre cose, come all'epoca dei fatti, Berlusconi non fosse indagato né ci fossero le condizioni perché lo fosse. Infine, egli ha respinto l'accusa di "abuso di ufficio", per aver chiesto il distaccamento di alcuni ufficiali della Guardia di Finanza e inviato alcuni atti "delicati" al Procuratore Generale, dopo aver sottoposto alcuni magistrati ad attività d'indagine illecita.
 
La prossima udienza si terrà il 3 giugno, giorno in cui si procederà con la requisitoria del Procuratore Capo Cataldo Motta.
 
di Angelo Centonze



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