Processo sull’omicidio dell’ex carabiniere, ascoltata in aula la figlia dell’imputato

La donna ha riferito che i genitori erano a conoscenza della sua relazione con Silvano Nestola e che il padre le diceva: “l’importante è che tu sia felice con lui”.

Nessuna interferenza da parte del padre per interrompere la relazione con Silvano Nestola, l’ex carabiniere assassinato la sera del 3 maggio scorso a Copertino, fuori dalla casa della sorella, dinanzi agli occhi del figlio. In mattinata, davanti ai giudici della Corte d’Assise (presidente Pietro Baffa, a latere Maria Francesca Mariano e giudici popolari), presso la bunker di Borgo San Nicola è stata ascoltata la figlia di Michele Aportone, 71enne di San Donaci, finito sotto processo con l’accusa di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili e detenzione illegale di arma da fuoco.

L’uomo, assistito dall’avvocato Francesca Conte, si è sempre professato innocente. Era presente in aula anche l’ex generale dei Ris di Parma, Luciano Garofano, in qualità di consulente tecnico della difesa.

Elisabetta Aportone è stata sentita come testimone della pubblica accusa. La donna avrebbe potuto avvalersi della facoltà di non rispondere in considerazione del rapporto di parentela con l’imputato (il padre non era presente in aula), ma ha scelto di parlare. Elisabetta ha riferito i genitori erano a conoscenza della sua relazione con Silvano Nestola, ma che il padre le diceva: “L’importante è che tu sia felice con lui”. E avrebbe anche detto alla moglie di non intromettersi.

La madre, preoccupata del suo stato di salute, preferiva che la figlia tornasse con il marito e interrompesse la relazione con Nestola, poiché temeva che potesse avere “una delusione d’amore”.

La testimone ha riferito in aula: “Non sapevo che sulla mia autovettura era installato un GPS e l’ho letto sui giornali”. Elisabetta, nel corso della deposizione, ha affermato: “Sono stata l’ultima a sapere della morte di Silvano”.

Sempre nella giornata di oggi, sono stati ascoltati, tra gli altri, un carabiniere, amico di Silvano e una amica di Elisabetta Aportone che hanno riferito di alcuni comportamenti “invadenti” da parte di Rossella Manieri. Ricordiamo che la madre di Elisabetta era stata inizialmente iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio, in concorso con il marito, ma in seguito la sua posizione è stata archiviata.

La prossima udienza del processo è fissata per il 2 maggio.

Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, coordinate dai pm Paola Guglielmi e Alberto Santacatterina e condotte dai Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Lecce, Silvano Nestola dopo essersi separato dalla moglie aveva iniziato dall’estate scorsa una relazione con la figlia di Michele Aportone (anche lei separata). Tale rapporto non era visto di buon grado ed era fortemente osteggiato da Aportone e da sua moglie, che vedevano in Silvano il responsabile della separazione della figlia dal marito.

I militari hanno infatti ricostruito durante le indagini ogni fase dell’omicidio avvalendosi del supporto delle immagini di un sistema di videosorveglianza installato in una zona non distante dall’area sosta camper (di cui Michele Aportone risulta titolare) che ritraggono l’uomo a bordo del suo Fiat Ducato alle ore 19.30 circa del 3 maggio del 2021, giorno in cui viene ucciso Silvano Nestola. Il 71enne esce per raggiungere l’abitazione di Copertino. Le immagini, successivamente, lo riprenderanno anche al rientro in quella stessa area camper alle ore 22.30 circa.

Ora si attendono gli esiti del processo.



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