
Prosciolto l’ex assessore regionale Salvatore Ruggeri, così come il sindaco di Otranto, all’epoca dei fatti, Pierpaolo Cariddi ed il dirigente comunale di allora, Emanuele Maggiulli e l’ex consigliere regionale Mario Pendinelli per la vicenda dei lavori di ripascimento del lido Atlantis di Otranto, nell’ambito dell’operazione investigativa “Re Artù”. La maxi inchiesta portò nel luglio del 2022 ad un terremoto giudiziario nel panorama politico e nella sanità, con numerosi arresti.
Nella tarda serata di ieri, la Corte di Appello ha prosciolto dalle accuse di falso e abuso d’ufficio: Pierpaolo Cariddi, 57 anni, ex sindaco di Otranto (difeso dagli avvocati Gianluca D’Oria e Mauro Finocchito); Salvatore Ruggeri, 73 anni di Muro Leccese, ex senatore ed assessore regionale (difeso dagli avvocati Giuseppe Fornari e Salvatore Corrado); Mario Pendinelli, 58 anni, sindaco di Scorrano ed ex consigliere regionale (assistito dagli avvocati Corrado Sammarruco ed Antonio Costantino Mariano); Emanuele Maggiulli, 57 anni, di Muro Leccese, ex dirigente comunale (difeso dagli avvocati Antonio Quinto e Luigi Covella). I giudici (presidente Domenico Toni) hanno rigettato l’appello della Procura e confermato la decisione del gup Sergio Tosi, che al termine dell’udienza preliminare aveva disposto il proscioglimento dei quattro imputati “perché il fatto non sussiste”, accogliendo l’istanza della difesa. Le motivazioni della decisione si conosceranno entro i prossimi 90 giorni.
Secondo l’impostazione accusatoria del pm Alessandro Prontera, la nota del 16 giugno del 2020, a firma dell’ingegnere Maggiulli, ed alla cui predisposizione avrebbe contribuito l’ex sindaco Pierpaolo Cariddi, avrebbe dovuto favorire l’assessore regionale al welfare, all’epoca dei fatti, Salvatore Ruggeri, con l’intermediazione del consigliere regionale Mario Pendinelli, consentendogli di eseguire i lavori di ripristino dell’arenile del Lido Atlantis, di sua proprietà, oltre il termine di scadenza consentito dalle Linee Guida regionali.
Nella nota, il sindaco Cariddi sosteneva di non avere potuto esaminare l’istanza di ripristino del Lido Atlantis in tempo utile per consentire l’esecuzione dei lavori prima del termine ultimo del 1° maggio a causa dell’emergenza Covid19.
Mentre, secondo la pubblica accusa, tale affermazione sarebbe falsa perché vi sarebbe prova che durante quel periodo, il Comune di Otranto non avrebbe mai bloccato l’attività amministrativa. La sentenza di proscioglimento del gup, con cui veniva accolta l’istanza della difesa, era pervenuta alla conclusione, tra le altre cose, che l’istanza del Ruggeri dovesse ritenersi tempestiva e non necessitante di mareggiata eccezionale per essere autorizzata.
Cariddi, per questa vicenda, era stato attinto dal divieto di dimora. Per Pendinelli, invece, era stato disposto l’obbligo di dimora. Maggiulli era finito ai domiciliari (ma poi il Tribunale del Riesame lo aveva rimesso in libertà disponendo il divieto di dimora a Otranto). Ruggeri era finito anch’egli ai domiciliari.
A margine della sentenza, gli avvocati Gianluca D’Oria e Mauro Finocchito affermano: “Eravamo fiduciosi sul fatto che anche la Corte d’Appello avrebbe accolto le nostre istanze, così come accaduto un anno fa dinanzi al Giudice dell’udienza preliminare, ritenendo la contestazione accusatoria neppure meritevole di vaglio dibattimentale e prosciogliendo l’ing. Pierpaolo Cariddi da tutti gli addebiti con la formula più ampia. Abbiamo sempre sostenuto con forza e convinzione la legittimità dell’operato dell’ing. Pierpaolo Cariddi, all’epoca Sindaco di Otranto, che, nell’esercizio del proprio ruolo istituzionale, e pur con tutte le difficoltà dovute al momento più critico del periodo pandemico, ha inteso gestire la problematica del ripascimento degli arenili del litorale idruntino anteponendo sempre l’osservanza della legge e delle norme di settore a qualsivoglia interesse personale, proprio o di terzi. Questa decisione, riteniamo, rende giustizia ad una persona che, pur sottoposta per questa vicenda alla misura cautelare del divieto di dimora nel proprio comune di residenza, con tutto ciò che ne è conseguito, non ultima la sua immediata sospensione dalla carica di Sindaco di Otranto, ha da sempre “gridato” la propria innocenza, con grande dignità e con la consueta pacatezza.
E come afferma l’avvocato Antonio Quinto dopo la sentenza di Appello: “È stata condivisa la prospettazione difensiva incentrata sulla piena legittimità dell’atto di Maggiulli e sulla possibilità della esecuzione tardiva dei lavori incriminati per la doverosa applicazione della normativa di proroga legata all’emergenza Covid”. La decisione è di particolare interesse – ha dichiarato l’avvocato Quinto – “perché conferma la coerenza dell’operato dell’ufficio tecnico che ha fatto corretta applicazione dell’art. 103 del decreto cura Italia di proroga di tutti i termini nella fase dell’emergenza pandemica al pari di tutti i settori tecnici dei nostri comuni nell’ottica (a suo tempo ispiratrice della norma speciale) di tutela delle attività produttive. Spiace che per una vicenda simile il tecnico abbia dovuto addirittura affrontare l’afflizione della custodia cautelare domiciliare”.
Invece, al termine dell’udienza preliminare, nel marzo dello scorso anno, sono state rinviate a giudizio 14 persone, tra cui l’ex senatore ed assessore regionale Totò Ruggeri, per altre accuse ed il processo è in corso dinanzi ai giudici della seconda sezione collegiale. Gli imputati rispondono a vario titolo, delle ipotesi di reato di corruzione, traffico di influenze illecite e falso ideologico.
Le investigazioni, svolte dai finanzieri della Compagnia di Otranto, sono confluite nel blitz “Re Artù” del 7 luglio 2022, culminato in 11 misure cautelari.