Rapporti controversi tra il casaranese Augustino Potenza ed il clan Giannelli, egemone nel limitrofo territorio di Parabita.
In un'informativa dei Ros del 25 marzo dello scorso anno, emergerebbero alcuni retroscena sui legami del 42enne freddato da 11 colpi di kalasnikov il 27 ottobre scorso, con esponenti del sodalizio mafioso. Nella suddetta intercettazione confluita nell'operazione investigativa "Coltura", il menzionato Augustino viene verosimilmente identificato con Potenza.
Orazio Mercuri su suggerimento del fratello Fernando, si rivolge a lui per ottenere una somma di denaro da destinare al fratello Donato, recluso in carcere. Tale necessità sarebbe causata dall' "egoismo" di Marco Giannelli (considerato al vertice dell'organizzazione) nella riscossione del denaro derivante dagli affari sporchi del clan. Il loro capo non avrebbe mantenuto la promessa di sostentamento economico fatta a Donato Mercuri in occasione di un loro incontro in carcere.
Ecco che allora Orazio Mercuri si rivolge presumibilmente a Potenza indicato come "cugino" del Giannelli. In realtà, questi non avrebbe alcun parente con questo nome, ma gli investigatori ritengono che l'utilizzo di tale appellativo si riferisca ad una comune appartenenza al sodalizio mafioso, ma in distinte consorterie .
Potenza avrebbe consegnato la somma di 150 euro ad Orazio Mercuri ( anche se la richiesta era di 500) necessaria per coprire le spese di viaggio di Fernando Mercuri. Difatti, nel dialogo intercorso tra quest'ultimo e l'altro fratello Donato, viene chiarito ogni particolare.
Il dialogo.
Fernando: "che la cosa mia quella è, che io sono arrivato a ieri e non sapevo come dovevo fare…alla fine l'ho mandato ( Orazio n.d.r.) da un cugino di Marco, ad Augustino, che quello era anni che non si faceva vedere, per farci dare 500 euro, se le poteva dare, ed è tornato con 150 euro, ma me ne sono accorto dopo perché me le ha date nella busta…ha detto ( Potenza nd.r. ) "io ora sto solo, come devo fare, qua non c'è niente,che devo aiutare quelli di Monteroni pure, cose….". Ma dimmi una cosa ( domanda postagli da Mercuri Orazio ) a tuo "zio " stai mandando niente ? Ha detto si, a mio zio sto mandando tramite TOMMASINO, però a sua madre non sta mandando niente e sua madre sta nervosa e scrive sempre ai fratelli che lei non ha una lira e non sa come fare …quell'altro ( con riferimento a Marco Giannelli ) non gli manda nemmeno niente a sua madre ( bestemmia)….. Il soggetto identificato dall'interlocutore del Mercuri con l'appellativo "Zio " altri non era che Luigi Giannelli ( il padre di Marco e storico capo bastone del clan). Lo stesso Potenza fa poi riferimento al fatto che nessuno stesse inviando denaro alla moglie di questo, ne tantomeno glieli stesse inviando suo figlio Marco.
Invece, in un'altra intercettazione del 13 maggio 2015 (anch'essa confluita nell'inchiesta "Coltura") si parla di un tal LELE di Casarano che per timore di Marco Giannelli e dei suoi sodali si era cautelato andando a parlare con "gente di Gallipoli" e anche con "Agostino" che gli inquirenti ritengono presumibilmente da identificarsi con Potenza.
Gli interlocutori Besar Kurtalija e Orazio Mercuri vorrebbero punire "Lele ", reo di averli presi in giro su un episodio di pestaggio ai danni del compagno di una loro amica in un bar di Casarano.
O. : Si sta mettendo in mezzo gente di Gallipoli per difendersi?
B. si no per difendersi…sta mettendo gente che non c'entra in mezzo….questo scemo…che deve scatenare una guerra tra persone, vuole fare ( bestemmia) …perché ? perché quelli hanno alzato troppo la testa sai ? ha parlato con Agostino…ma cosa vuole ( bestemmia); deve prendere le botte
perché quelli hanno alzato troppo la testa sai ? Molto hanno perso la testa, si pensano chi cazzo sono….
Omissis:
B. Ci ha preso per il culo…la cosa più brutta è che ci ha presi per il culo ieri nuovamente….vogliono incolpare qualcun altro hai capito, hai capito cosa voglio dirti?
O.. Si è girato lui…ha detto anche che deve andare a trovare queste persone
Dalle suddette intercettazioni emergerebbero dunque gli stretti rapporti tra Potenza ed esponenti di spicco del clan Giannelli, ma anche una sorta di reciproca diffidenza. Nonostante si fosse in qualche modo rifatto una vita (almeno in apparenza) dopo l'assoluzione, Potenza avrebbe continuato a coltivare affari illeciti ed amicizie pericolose.Inoltre, verrebbero a galla contrasti tra la piazza di Parabita e quella di Casarano, legate alle intemperanze di qualche "pesce piccolo" che si è rivolto ad elementi di notevole "spessore" criminale, tra cui Potenza.
Non solo, poiché lo stesso Augustino farebbe riferimento ai suoi legami con " quelli di Monteroni", per il sostentamento economico del clan. Ricordiamo che pochi giorni dopo l'omicidio Potenza, si verificò a Copertino un altro attentato ai danni del monteronese Roberto Giancane, detto "Nocciolina", ferito gravemente e in passato "nell'orbita" del clan Tornese. Non solo, egli ha fatto parte di un'associazione dedita allo spaccio di stupefacenti nel Basso Salento, il cui fine ultimo era finanziare le latitanze di Augustino Potenza e del boss Tommaso Montedoro.
Ad ogni modo, gli inquirenti al momento non escludono alcuna pista investigativa. Si continua a scavare anche nel passato criminale di Potenza.
Il 42enne di Casarano fu indicato tra i responsabili dell'omicidio dei coniugi Fernando D'Aquino e Barbara Toma, freddati nel marzo del 1998 presso una masseria di Collepasso; non soltanto, anche di Cosimo e Fabrizio Toma, rispettivamente padre e figlio, uccisi nel maggio del 2000. Il casaranese, per questi gravi episodi di sangue, rispondeva dei reati di associazione mafiosa, omicidio e tentato omicidio ed era ritenuto "al soldo" del clan Di Emidio.
Potenza fu sottoposto a processo penale e condannato all'ergastolo, ma in seguito assolto.
