Dirigente Medico sotto processo per peculato, confermata la condanna in Corte d’Appello

I giudici hanno inflitto 1 anno e 2 mesi, con sospensione della pena e non menzione della condanna, nei confronti del remautologo leccese

Si conclude con la conferma della condanna il processo di secondo grado a carico del noto reumatologo leccese Maurizio Muratore, per un presunto raggiro ai danni dell’Asl. La Corte di Appello (Presidente Nicola Lariccia) ha inflitto 1 anno e 2 mesi, con sospensione della pena e non menzione della condanna.

I giudici hanno accolto la richiesta di condanna del sostituto procuratore generale Giovanni Gagliotta. Ed hanno confermato il risarcimento del danno, in favore dell’Asl assistita dall’avvocato Alfredo Cacciapaglia. Muratore è difeso degli avvocati Pasquale e Giuseppe Corleto che presenteranno ricorso in Cassazione, una volta depositate le motivazioni.

Ricordiamo che nel dicembre 2016, al termine del processo con il rito abbreviato, il gup Cinzia Vergine ha emesso sentenza di colpevolezza verso il medico 68enne di Lecce per il reato di peculato. In precedenza, il pubblico ministero Cataldo Motta aveva chiesto la condanna a 3 mesi, riqualificando il reato di peculato in appropriazione indebita.

Secondo l’accusa, il 68enne Maurizio Muratore, Dirigente dell’Unità Operativa di Reumatologia del presidio ospedaliero di San Cesario, avrebbe ricevuto il corrispettivo da cinque pazienti visitati in regime di libero professionista intramoenia, senza versare la percentuale spettante alla Asl. La somma complessiva trattenuta da Muratore risulterebbe di 500 euro (100 euro per ogni visita). Il periodo dei presunti raggiri sarebbe compreso tra gennaio e maggio del 2014.

Ricordiamo che il gip Alcide Maritati respinse l’istanza di archiviazione formulata dal procuratore Cataldo Motta. Il giudice riteneva che il reato commesso dal reumatologo leccese fosse di appropriazione indebita – compiuto non nelle vesti di medico dell’Asl, ma di libero professionista – per il quale non si sarebbe potuto procedere per difetto di querela.

Secondo il gip Maritati, invece, l’accusa di peculato era fondata e anche nell’eventualità in cui il reato fosse stato quello di appropriazione indebita si poteva comunque procedere anche senza querela, essendoci l’aggravante della prestazione d’opera. Si arrivò così la richiesta di rinvio a giudizio nei riguardi di Muratore da parte del pubblico ministero Paola Guglielmi.

Le indagini presero il via a seguito dell’esposto presentato nel giugno 2014, da una vigilessa di Brindisi. Gli accertamenti furono svolti dal Nas dei carabinieri di Lecce, rivelando altri casi.



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