“Un mero errore materiale” alla base del provvedimento di revoca degli arresti domiciliari per l’ex sindaco di Otranto, Pierpaolo Cariddi. E’ quanto sostenuto dal giudice nell’ordinanza con cui ha rigettato l’istanza della difesa per il fratello Luciano, avanzata dagli avvocati Michele Laforgia e Viola Messa.
Il gip Cinzia Vergine ha difatti confermato la misura dei domiciliari per quest’ultimo, sostenendo «Non v’è nessun motivo atto a farne rivalutare la posizione cautelare in difetto di qualsivoglia elemento di novità rispetto a quanto valutato, da ultimo, il 22 dicembre 2022, tant’è che la stessa difesa non ne adduce alcuno». E il gip aggiunge: «Osservato che a nulla rileva la concretezza della posizione di altri indagati, non potendo certo costituire fatto nuovo sopravvenuto l’eventuale provvedimento favorevole emesso nei confronti di taluno, dovendo le esigenze cautelari essere vagliate con riferimento a ciascun indagato».
E si fa riferimento anche al fratello Pierpaolo: «Il provvedimento di sostituzione della misura adottato il 30 dicembre 2022 nei confronti di Pierpaolo Cariddi è frutto di un mero errore materiale essendo stato redatto, per disattenzione, a tergo dell’istanza di Cariddi Pierpaolo, (ma con motivazione inerente ad altro coindagato che, in pari data, aveva formulato istanza di revoca di misura) che aveva invocato solo la sostituzione del luogo di esecuzione dei domiciliari e perciò senza aver acquisito al proposito, neppure il relativo doveroso parere della procura procedente».
Occorre ricordare che in precedenza il giudice ha accolto l’istanza della difesa di Pierpaolo Cariddi, rappresentata dagli avvocati Gianluca D’Oria e Alessandro Dello Russo. Il giudice ha sostituito la misura, con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per tre giorni alla settimana che resta tuttora valido. Nel provvedimento si legge: «Rilevato che l’evoluzione procedimentale e le parallele vicende di altro procedimento insieme con quelle relative alla attività amministrativa e professionale dell’indagato, impongono una rivalutazione in concreto delle esigenze cautelari che possono considerarsi quasi scemate».
La Procura potrà comunque impugnare il provvedimento del gip.
Invece, dopo l’avviso di conclusione delle indagini preliminari da parte dei pm, il gip su istanza della difesa, aveva revocato la misura del carcere, sostituendola con quella dei domiciliari, non solo per Pierpaolo Cariddi, 56 anni, ma anche per il fratello Luciano, 54 anni, ex sindaco fino al 2017.
Nelle scorse ore, intanto, il procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone ed il sostituto procuratore Giorgia Villa, hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini relativo alla maxi inchiesta “Hydruntiade“ che ha provocato un terremoto giudiziario ad Otranto. Oltre ai fratelli Cariddi risultano indagate altre 58 persone, tra cui ex dirigenti comunali ed imprenditori.
Nel corso delle indagini sarebbe emerso un “sistema Cariddi” per il rilascio di autorizzazioni e per affidamenti di lavori anche attraverso concessioni comunali artefatte, in cambio del sostegno elettorale da parte di imprenditori amici. Il metodo sarebbe stato portato avanti da Luciano Cariddi insieme al fratello Pierpaolo.
I due Cariddi hanno invece riferito la loro “verità” durante l’interrogatorio fiume dell’ottobre scorso, dinanzi ai pm, durato complessivamente oltre sei ore, presso il carcere di Borgo San Nicola. Nel corso dell’ascolto sono stati affrontati i vari temi confluiti nell’ordinanza di custodia cautelare. In particolare, i due hanno parlato dei rapporti istituzionali con le varie autorità del territorio idruntino e con gli imprenditori, chiarendo le modalità degli appalti pubblici.
I due Cariddi rispondono delle accuse di associazione a delinquere, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, tentata concussione, falso ideologico.