Operazione antidroga “Battleship”, la Procura invoca oltre due secoli di carcere per 24 imputati

L’inchiesta condotta dagli uomini del GICO, è culminata nel marzo del 2019, con 14 arresti ed ha permesso di smantellare l’associazione mafiosa “Caracciolo-Montenegro”.

La Procura chiede ventiquattro condanne ed oltre due secoli di carcere nel processo con rito abbreviato, relativo all’operazione antidroga “Battleship”.

In mattinata, nell’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola dinanzi al gup Simona Panzera, si è tenuta la requisitoria del procuratore aggiunto della Dda Guglielmo Cataldi. La Pubblica Accusa ha invocato la pena di: 18 anni per Alessandro Caracciolo, detto “Frasola”, 57enne di Monteroni, 16 anni per la moglie Maria Antonietta Montenegro, 50 anni e 12 anni per la figlia Simona Caracciolo, 28enne di Monteroni e 12 anni a Mirco Burroni, 36 anni di Lequile. E poi, 12 anni ad Angelo Cosimo Calcagnile, 44enne e 9 anni per Antonio Cordella, 33enne, entrambi di Leverano; 6 anni per Alessandro Francesco Iacono, 36enne di Leverano; 12 anni per Cristian Nestola, 34enne di Leverano e 9 anni e 4 mesi ad Andrea Quarta noto come Bisca, 37enne, di Leverano; 10 anni a Salvatore Conte, 52enne di Leverano; Michele Antonio Ricchello, 44enne di Alliste e Massimiliano Lorenzo, 43 anni di Monteroni; 2 anni e 2 mesi per Andrea Ricchello, 32enne di Monteroni.

E ancora, 5 anni e 4 mesi per Andrea Carlino, 32enne di Racale; 8 anni per Loris Pasquale Casarano, 45enne di Taviano; 4 anni a Stefano De Leo, 44enne di Monteroni; 5 anni e 4 mesi ad Ivan Mario Greco, alias “U Piccinnu”, 32enne di Alliste; 6 anni per Bruno Guida, 43enne di Leverano; 6 anni per Simone Mazzotta, 44enne di Monteroni; 5 anni per Roxhers Nebiu, alias “Roger”, 28enne albanese residente a Taviano; 11 anni per Andrea Quarta, noto come “Pecora”, 43 anni di Monteroni; 8 mesi a Cristian Raganato, inteso “Pastina”, 25enne di Copertino; 3 anni per Carlo Squittino, 49enne di Castro; 16 anni per Altin Shehaj, 40enne albanese residente a Melissano. La prossima udienza è fissata per il 24 marzo, quando prenderanno la parola gli avvocati difensori.

Sono stati rinviati a giudizio e dovranno presentarsi a partire da maggio, dinanzi ai giudici della prima sezione collegiale per la prima udienza: Erika Caracciolo, 31 anni, di Copertino; Emanuel Centonze, 23enne di Monteroni; Piergiorgio De Donno, 33enne di Porto Cesareo; Silvano De Leone, 56enne di Racale; Maria Lucia Maniglia, 54enne di Monteroni; Lorenzo Nuti, 34enne di Novoli; Giovanna Perrone, 56enne di Lecce; Luigi Reho, 61enne di Matino.

I reati contestati sono, a vario titolo è in diversa misura: associazione di tipo mafioso, associazione a delinquere finalizzata alla produzione ed al traffico internazionale di droga, estorsione, rapina, furto e minaccia aggravata.

Il collegio difensivo

Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, dagli avvocati: Rita Ciccarese, Stefano Stefanelli, Giuseppe Bonsegna, Mario Coppola, Ladislao Massari, Angelo Vetrugno, Cosimo D’Agostino, Luca Puce, Giuseppe Romano, Massimo Bellini, Francesco Fasano, Stefano Pati, Giuseppe Presicce, Rocco Vincenti, Pantaleo Cannoletta.

L’inchiesta

L’inchiesta “Battleship” condotta dagli uomini del GICO, è culminata nel marzo del 2019, con 14 arresti (a seguito di ordinanza di misura cautelare emessa dal gip) ed ha permesso di smantellare lassociazione mafiosa “Caracciolo-Montenegro”, nel marzo scorso.

Il gruppo aveva fatto del consenso sociale un marchio distintivo. Lo dimostrerebbero le ripetute richieste ai vertici dell’organizzazione affinché si interessassero per dirimere le più disparate controversie private o per tornare in possesso di beni o merci precedentemente rubati.

L’operazione “Battleship” ha dimostrato il ruolo chiave delle donne del “clan”. Impartivano ordini, dirigevano le operazioni, anche le più delicate e spesso ci mettevano la faccia rendendosi protagoniste di minacce ed intimidazioni.



In questo articolo: