«Stanca di subire». Rosa Parks e quel no che ha cambiato la storia

Rifiutandosi di cedere il posto su un autobus a un bianco, Rosa Parks cambiò per sempre la storia dei diritti civili. Era il primo dicembre 1955, quando il gesto della donna farà scattare una protesta guidata da Martin Luther King

Rosa Louise Parks è un nome sconosciuto ai più. Eppure un freddo pomeriggio di dicembre del lontano 1955 con un suo gesto ha cambiato la storia del mondo intero. Con un no, semplice e rivoluzionario, ha scritto una nuova pagina nel libro dei diritti degli afroamericani.

Una ‘rivoluzione’ cominciata sfidando le regole. Rosa quelle regole le conosceva bene. Le aveva ben impresse nella mente anche quando è salita sull’autobus che l’avrebbe portata a casa: i neri si sedevano dietro, i bianchi davanti, mentre i posti centrali si potevano usare sia dai bianchi che dai neri solo se gli altri erano occupati. “Separate but equal”, “separati ma uguali”.

Il rifiuto che ha cambiato la Storia

«Dicono sempre che non ho ceduto il posto perché ero stanca, ma non è vero. Non ero stanca fisicamente, non più di quanto lo fossi di solito alla fine di una giornata di lavoro […]. No, l’unica cosa di cui ero stanca era subire. Non potevo immaginare che in quel momento si stesse facendo la Storia, ero solo stanca di arrendermi sempre…».

Se i grandi eroi si nascondono spesso dietro i volti di persone comuni, Rosa Parks era una “donna straordinaria” vestita da ‘semplice’ sarta. Faceva molto freddo quel giorno. Rosa, rammendatrice in un grande magazzino, voleva solo tornare a casa. Così, come ogni sera, sale sul bus 2857 della Montgomery city lines, conservato oggi all’Henry Ford Museum di Dearborn. La legge è chiara, i posti sono divisi in base al colore della pelle e lei, non trovando sedie libere nel ‘settore’ dei neri, occupa un posto misto. Poteva farlo, ma avrebbe anche dovuto alzarsi quando, tre fermate dopo, l’autista James F. Blake le aveva chiesto di spostarsi in fondo al mezzo per cedere il suo posto a un passeggero bianco che lo aveva reclamato. Tutti si alzarono, tutti tranne una.

La sarta quarantaduenne, stanca di essere una cittadina di serie B, di seconda classe, rispose no. Con dignità, disse di aver pagato il biglietto, come chiunque altro. Il conducente, a quel punto, fermò il mezzo e chiamò la polizia. Gli agenti giunsero alla fermata dell’Empire Theatre, quando l’orologio aveva da poco segnato le 18. «L’autista dell’autobus ha detto che c’era una donna di colore seduta nella sezione dei bianchi sul bus e che non voleva spostarsi dietro», si legge sul verbale di quel giorno.

Rosa fu arrestata per “condotta impropria” e condannata per aver violato le leggi di segregazione razziale della città, ma il suo gesto che poteva sembrare un affronto cambiò il corso della storia. Curiosità: lasciò il Carcere grazie ad un bianco Clifford Durr, avvocato antirazzista, da sempre impegnato nella battaglia per i diritti civili della comunità afroamericana, che decise di pagare la cauzione.

Il boicottaggio dei bus

La lotta per i diritti civili ha una data d’inizio, il primo dicembre 1955. Un luogo, Montgomery in Alabama, e una protagonista, una giovane sarta di colore. Rosa Parks fu la scintilla e poi la bandiera della protesta afroamericana che cambiò la storia. Quella notte, cinquanta leader della comunità afroamericana guidati da uno ‘sconosciuto’ Martin Luther King si riunirono per ribellarsi, per difendere i diritti civili, pacificamente, senza violenza.

Poche ore dopo comincerà il boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery, protesta che durerà per 381 giorni. I cittadini di colore si rifiutano di salire sui mezzi pubblici, i tassisti, in segno di rispetto, abbassarono le tariffe (una corsa costava quanto un biglietto del bus) per aiutare i ‘disobbedienti’. Funzionò: senza i ricavi dei biglietti dei neri, le casse dell’azienda dei trasporti andarono in rosso. Segno che, a volte, anche il gesto coraggioso di una sola persona può cambiare per sempre il corso della storia.

Un grido che arriverà fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti che, all’unanimità, dichiarerà come incostituzionale la segregazione sugli autobus pubblici in Alabama.

Da allora Rosa Parks è considerata “The Mother of the Civil Rights movement“, la donna che, come disse Bill Clinton consegnandole un’onorificenza nel 1999, “mettendosi a sedere, si alzò per difendere i diritti di tutti e la dignità dell’America”.

Morì a Detroit, dove era stata costretta a trasferirsi non riuscendo più a trovare lavoro, il 24 ottobre 2005. La foto esposta durante la commemorazione funebre a Montgomery era quella scattata dalla polizia il giorno del suo arresto.



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