A «Leuca Piccola», un gioiello architettonico alla periferia di Barbarano del Capo, si respira ancora la stessa aria di storia e di preghiera di tanti secoli fa, quando quell’arcaico “albergo per viandanti” era una tappa importantissima nel cammino verso la Finibus Terrae.
Lì, pellegrini e viandanti potevano riposarsi e rifocillarsi prima di raggiungere il Santuario di Santa Maria di Leuca, primo passo secondo la leggenda per accedere al paradiso. “Entra qui, dunque, e ti trattenga almeno l’ombra, il fresco, la mensa, il vino e l’onda” si legge su una pietra all’ingresso dei sotterranei.
La locanda tagliata dalla strada, l’elegante chiesetta e quello che nasconde sotto i suoi piedi sembrano ritagliati in un giorno qualsiasi del Settecento e ci si aspetterebbe che, da un momento all’altro, compaiano sulla scena pellegrini assieme a contadini e agli artigiani che vendevano i loro prodotti nel mercato del bestiame.
Voci e figure che, seppur non potendo rivivere più in carne ed ossa, vengono rievocati dal racconto del gruppo di volontarie della Pro Loco “Torre Vado”. Centinaia le facce incontrate quest’estate, di ‘curiosi’ che hanno voluto conoscere quell’angolo del Capo di Leuca sospeso e fluttuante nel tempo o cosa si nasconde dietro la misteriosa epigrafe “delle 10 P”.
Da Trento, dal Veneto, da Squinzano e dall’Australia, sono numerosi i messaggi di riconoscenza ed affetto che si leggono sul guest book per il lavoro svolto.
Se il complesso monumentale è ancora oggi un luogo di accoglienza ed ospitalità è solo grazie alla ProLoco che si occupa della gestione di questo scrigno. Per questo fa male quanto accaduto nei giorni scorsi, quando ignoti hanno ben pensato di rubare le offerte lasciate volontariamente dai visitatori. Nella cassetta posizionata all’ingresso della Chiesetta c’erano solo pochi spiccioli. Monete lasciate a terra, quasi come uno sfregio. Una scoperta amara che ha gettato un velo di sconforto.
I fatti
A Roma vige il detto: “Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini” (ciò che non fecero i barbari lo fecero i Barberini) alludendo alle spoliazioni d’arte ad opera di una famiglia patrizia, a Barbarano potrebbe valere il detto “ciò che non fecero i Turchi lo hanno fatto i ladri”: una chiesa fortificata che ha resistito agli attacchi pirateschi ma che poco ha potuto contro un atto vile che offende l’operato e la buona volontà delle persone coinvolte.
La speranza è che le Forze dell’Ordine, informate dell’accaduto, possano fare luce su episodi così meschini che non possono essere considerati bravate o ragazzate.
