Presunto scambio elettorale politico-mafioso. Ex sindaco di Neviano rischia di finire sotto processo

La richiesta di rinvio a giudizio per il 62enne porta la firma del pubblico ministero Carmen Ruggiero

La Procura chiede il processo per l’ex sindaco di Neviano ed assessore dimissionario, Antonio Megha ed altri 17 imputati, coinvolti nel blitz del febbraio scorso che portò a 15 arresti. La richiesta di rinvio a giudizio porta la firma del pubblico ministero Carmen Ruggiero.

L’udienza preliminare si svolgerà il 9 settembre presso l’aula bunker di Borgo San Nicola, dinanzi al gup Marcello Rizzo che dovrà decidere se accogliere l’istanza della Procura. Gli indagati potranno avanzare richieste di riti alternativi. Il Comune di Neviano, invece, ha dato l’incarico all’avvocato Luigi Covella per un’eventuale costituzione di parte civile.

L’avvocato Antonio Megha, ex sindaco di Neviano ed assessore alla cultura dimissionario, attualmente sottoposto all’obbligo di dimora, dopo aver trascorso alcuni mesi agli arresti domiciliari, deve difendersi dall’accusa di voto di scambio politico-mafioso, con l’aggravante del fatto che a seguito dell’accordo Megha veniva eletto nella consultazione elettorale comunale e nominato componente della Giunta con delega alla cultura, all’istruzione e contenziosi legali.

Secondo l’accusa, in cambio della promessa di Michele Coluccia formulata per il tramite di Giangreco di procacciare in suo favore almeno cinquanta voti, Megha si prodigava nella elargizione di tremila euro in tre distinte tranches. Inoltre, si impegnava a rappresentare gli interessi del clan nel territorio calabrese adempiendo a qualsiasi incombenza e nell’assunzione del figlio del capo clan Michele, all’interno di un’azienda che operava nel settore della raccolta dei rifiuti urbani.
Antonio Megha è assistito dall’avvocato Giuseppe Corleto.

Come detto, rischiano il pocesso altre 16 persone. Si tratta di: Emanuele Apollonio, 25 anni di Aradeo; Michele Coluccia, 63 anni, di Noha (frazione di Galatina); Antonio Coluccia, 65 anni, di Noha; Pasquale Anthoni Coluccia, 30 anni, di Galatina; Silvio Coluccia, 52 anni, di Aradeo; Gerardo Dino Coluccia, 49 anni, di Noha; Antonio Bianco, 49 anni, di Aradeo; Marco Calò, 47 anni, di Aradeo; Vitangelo Campeggio, 49 anni, di Lecce; Luigi Di Gesù, 52 anni, di Cutrofiano; Alì Farhangi, 61 anni, di Surbo; Nicola Giangreco, 54 anni, di Aradeo; Stefano Marra, 28enne di Aradeo; Renato Puce, 45 anni, di Corigliano d’Otranto; Gabriele Serra, 25 anni di Aradeo; Cosimo Tarantini, 56 anni, di Neviano; Sergio Taurino, 56 anni, di Lecce.

Sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati: Francesco Vergine, Giancarlo Dei Lazzaretti, Andrea Starace, Luigi Greco, Michele Gorgoni, Ladislao Massari, Luigi Piccinni, Pantaleo Cannoletta, Rita Ciccarese, Alexia Pinto, Raffaele Benfatto, Antonio Savoia, Fabio Mariano, Selene Mariano, Angelo Vetrugno, Davide Polimeno, Giovanni Apollonio, Valerio Vianello Accorretti.

Gli imputati rispondono a vario titolo delle accuse di: associazione di tipo mafioso, usura, estorsione, spaccio di sostanze stupefacenti.

L’indagine si è sviluppata nei territori di Galatina, Aradeo, Neviano, Cutrofiano e Corigliano d’Otranto ed è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Lecce, dalla primavera del 2019 sino all’inizio del 2021.

Nello specifico, l’azione illecita del sodalizio mafioso si sarebbe esplicata attraverso l’attività di prestito di denaro a usura, accompagnata da estorsioni, imposizioni di versamento del cosiddetto “punto cassa” per l’esercizio dello spaccio di droga, oltre che dalla gestione di commissioni apparentemente lecite, quali la sottoscrizione di contratti assicurativi o fornitura di energia elettrica.

Ricordiamo che dopo l’inchiesta “Insidia”, si è insediata la commissione prefettizia di accesso agli atti amministrativi per verificare il pericolo di infiltrazioni mafiose.