Attilio Scarlino torna in libertà dopo due mesi di reclusione ai domiciliari. La misura cautelare è stata sostituita dal Gip Antonia Martalò con il provvedimento di interdizione per tre mesi dalle attività imprenditoriali, accogliendo così l'istanza dei legali difensori del leader del noto salumificio . Il proprietario dell'azienda che porta il suo cognome venne arrestato dopo la morte dell'operaio Mario Orlando – 53enne di Taurisano – deceduto a causa delle profonde lesioni interne riportate dalle lame della macchina impastatrice, cui era addetto alla pulizia. Una decisione, quella del Sostituto Procuratore Carmen Ruggero, emessa al termine degli accertamenti effettuati dall'ingegnere Cosimo Prontera, consulente incaricato del caso dalla Procura.
Durante l'interrogatorio di garanzia, Attilio Scarlino negò di aver ordinato o di aver personalmente manomesso i dispositivi antinfortunistici che regolano l'accesso dei dipendenti alle vasche, preservando la loro incolumità.
Dopo numerosi e minuziosi controlli, il 31 agosto la Procura tolse i sigilli all'azienda, facendo riprendere la marcia lavorativa agli operai, partendo dai macchinari considerati "a norma". Il 24 settembre, i Giudici del Riesame rigettarono l'istanza di revoca della custodia cautelare degli arresti domiciliari, avanzata dai legali di Scarlino, gli avvocati Andrea Sambati e Gabriella Matrolia. Per l'imprenditore di Taurisano, l'accusa era di reato doloso; se, infatti, gli inquirenti hanno deciso di dissequestrare l'azienda, facendo tornare a lavoro centinaia di operai, sulla posizione di Attilio Scarlino ci hanno voluto vedere chiaro. "Alto rischio di inquinamento probatorio", queste le motivazioni depositate della sentenza.
Ma oggi, la decisione, per certi versi inaspettata, è giunta in tarda mattinata dal Gip del Tribunale di Lecce, anticipando i Giudici della Corte Suprema. I nuovi legali di Scarlino – Alfredo Gaito e Franco Coppi – avevano presentato nelle scorse settimane il ricorso in Cassazione.