Sequestro di conti correnti per una presunta “frode carosello”. Riesame conferma in parte il provvedimento

Parliamo del ricorso della famiglia Mazzotta contro il sequestro di conti correnti, eseguito nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza.

Confermato in parte, il sequestro di conti correnti della famiglia Mazzotta, nell’ambito di una presunta “frode carosello”. In queste ore, la sezione feriale del tribunale del Riesame (presidente Pietro Baffa, relatore Luca Scuzzarella, a latere Pia Verderosa) ha rigettato il ricorso della difesa per l’imprenditore ed ex sindaco di Carmiano, Giancarlo Mazzotta, 53 anni di Carmiano e per i figli: Paride, 34 anni, attuale consigliere regionale di Forza Italia, Hermes, 28 anni, e Greta, 31 anni.

Il collegio difensivo

Sono difesi dagli avvocati: Paolo Spalluto, Andrea Sambati, Saverio Sticchi Damiani, Stefano De Francesco, Michele Bonsegna, Giuseppe Fornari, Alessandra De Pascalis, Roberto Eustachio Sisto, Francesco Morelli.

Invece, il Riesame ha accolto parzialmente il ricorso per Pierluigi Mazzotta, 54 anni, fratello di Giancarlo, poiché all’imprenditore è stata restituita una parte del denaro, corrispondente a 36mila euro, presente sul conto corrente sequestrato. L’indagato è assistito dall’avvocato Francesco Vergine.

Il collegio difensivo potrà presentare ricorso in Cassazione, contro il provvedimento del Riesame.

I legali chiedevano l’annullamento o la riforma del decreto di sequestro preventivo funzionale alla confisca obbligatoria e per equivalente, per un valore di circa 12 milioni di euro, a firma del gip Alessandra Sermarini, richiesto dal pm Donatina Buffelli ed eseguito dai militari della Guardia di Finanza. I legali, nel corso della discussione in aula del ricorso, tenutasi venerdì scorso, chiedevano una dettagliata valutazione dell’operato delle ditte “esecutrici” dei lavori e l’analisi delle fatture emesse.

Nel decreto compare anche Luciana Quarta, 56enne, residente in provincia di Chieti, assistita dagli avvocati Luigi Covella e Giuliano Fina, che al momento non ha presentato ricorso al Riesame.

Le ipotesi accusatorie verso le sei persone coinvolte nel procedimento, tutte da verificare, sono: truffa aggravata, autoriciclaggio e fatture false per operazioni inesistenti, nel periodo compreso tra il 2017 ed il 2019.

Nel decreto di sequestro si fa riferimento, tra le altre cose, a presunti illeciti amministrativi, relativi al resort «Barone di mare» di Torre dell’Orso, anche se occorre precisare che la struttura è regolarmente aperta per la stagione estiva. Non solo, poiché si parla di altre cinque aziende, anch’esse regolarmente funzionanti.

Numerosi gli episodi di evasione fiscale ipotizzati dal pm. Si parla di svariati milioni di euro, riconducibili alla Pgh Barone di Mare, tramite la Europa Costruzioni, considerata la classica società «cartiera» che avrebbe documentato spese superiori a quelle sostenute per la ristrutturazione del villaggio Barone di Mare, per ottenere l’importo massimo previsto dal bando della Regione Puglia.

I legali degli indagati chiedevano l’annullamento o la riforma del decreto di sequestro preventivo funzionale alla confisca obbligatoria e per equivalente, per un valore di circa 12 milioni di euro, a firma del gip Alessandra Sermarini, richiesto dal pm Donatina Buffelli ed eseguito dalla Guardia di Finanza.

I legali, nel corso della discussione in aula del ricorso, tenutasi venerdì scorso, chiedevano una dettagliata valutazione dell’operato delle ditte “esecutrici” dei lavori e l’analisi delle fatture emesse.

Le ipotesi accusatorie, tutte da verificare, sono: truffa aggravata, autoriciclaggio e fatture false per operazioni inesistenti, nel periodo compreso tra il 2017 ed il 2019.

Nel decreto di sequestro si fa riferimento, in merito a presunti illeciti amministrativi, al resort «Barone di mare» di Torre dell’Orso, anche se occorre precisare che la struttura è regolarmente aperta per la stagione estiva. Non solo, poiché si parla di altre cinque aziende, anch’esse regolarmente funzionanti.

Numerosi gli episodi di evasione fiscale ipotizzati dal pm. Si parla di svariati milioni di euro, riconducibili alla Pgh Barone di Mare, tramite la Europa Costruzioni, considerata la classica società «cartiera» che avrebbe documentato spese superiori a quelle sostenute per la ristrutturazione del villaggio Barone di Mare, per ottenere l’importo massimo previsto dal bando della Regione Puglia.

Il procedimento penale è già dinanzi al giudice del dibattimento.

Ora si attendono le motivazioni del Riesame.