Barbiere in pensione indagato per il sequestro di Mauro Romano. Il gip archivia l’inchiesta

Il gip Marcello Rizzo ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata nei mesi scorsi dal pm Simona Rizzo, sottolineando come non ci siano gli elementi per sostenere l’accusa in giudizio.

Arriva l’archiviazione dell’inchiesta sull’ex barbiere di Racale, indagato per il sequestro del piccolo Mauro Romano.

Il gip Marcello Rizzo, attraverso apposito decreto, ha accolto la richiesta avanzata nei mesi scorsi dal pm Simona Rizzo. Secondo il giudice, non ci sono gli elementi per sostenere l’accusa in giudizio.

Difatti, le dichiarazioni rese dichiarazioni dell’ergastolano Vito Troisi (compagno di giochi di Mauro, all’epoca dei fatti), che avrebbe assistito al sequestro del bambino per mano dello “zio”, non risulterebbero attendibili. Inoltre, le intercettazioni raccolte in fase d’indagine sarebbero poco chiare e non proverebbero la responsabilità dell’uomo. Infine, il reato di sequestro di persona, contestato all’indagato, risulterebbe oramai prescritto.

La decisione del giudice è stata accolta con soddisfazione dagli avvocati Giuseppe Gatti ed Antonio Corvaglia, difensori di V. R, 79enne di Racale. Nei mesi scorsi, i due legali avevano depositato una corposa memoria difensiva, insinuando dubbi sulle effettive responsabilità dell’uomo.

Ricordiamo che i genitori di Mauro Romano, assistiti dall’avvocato Antonio La Scala (presidente di Gens Nova), non avevano presentato opposizione alla richiesta di archiviazione della Procura, cercando invece di rivalersi in sede civile nei confronti dell’ex barbiere.

A margine della decisione del gip, l’avvocato Antonio La Scala afferma” l’archiviazione era l’epilogo naturale, anche perchè il reato di sequestro di persona è prescritto, ma rimangono i dubbi e le perplessità sulla vicenda, come sostenuto dal pm nella richiesta di archiviazione”.
Il legale poi aggiunge: “Resta una profonda amarezza poiché abbiamo dovuto aspettare ben 44 anni per avere un’indagine approfondita e ciò rappresenta una sconfitta per la macchina della giustizia”.

Già in passato l’inchiesta era stata archiviata, ma in base a nuovi elementi investigativi venne di recente riaperta dal pm Stefania Mininni.

L’inchiesta

Ricordiamo che nei mesi scorsi, la Procura ha chiuso l’inchiesta sul presunto rapitore di Mauro Romano, il bambino di sei anni scomparso nel nulla a Racale, nel giugno del 1977. Il barbiere in pensione rispondeva dell’ipotesi di reato di sequestro di persona, dopo l’avviso di conclusione delle indagini a firma del pm Stefania Mininni.

Invece, erano stati iscritti nel registro degli indagati, la moglie ed il figlio dell’ex barbiere con l’accusa di false dichiarazioni al pubblico ministero.

Nel corso delle indagini sulla scomparsa di Mauro, furono acquisite le dichiarazioni dell’ergastolano Vito Troisi. In base alla sua testimonianza, Mauro si sarebbe allontanato a bordo di un Apecar il giorno della scomparsa, con un uomo che chiamava “zio”.

Come ricostruito dagli inquirenti, si sarebbe trattato di una persona che conosceva bene la famiglia di Mauro ed avrebbe approfittato di queste circostanze. Con lui giocava e gli faceva fare i giri in vespa. Inoltre, V.R. sapeva che quel giorno i genitori del bambino lo avrebbero lasciato dai nonni per partecipare a un funerale fuori regione. Infatti, l’amico di famiglia si trovava nell’abitazione dei Romano, quando giungeva il telegramma che comunica il decesso del padre di Natale Romano, letto ad alta voce dalla signora Bianca.

Mauro, dopo essere stato prelevato con una scusa, mentre giocava all’aperto con altri bambini nei pressi di casa, venne condotto da V.R. in un casolare nei pressi di Taviano (località Castelforte), sua abitazione estiva, dove il bimbo continuò a giocare, ignaro di quanto gli stava per accadere. Mauro venne portato via da due persone non identificate e forse venduto a chi commissionò il sequestro, magari all’estero.

Il presunto rapitore individuato dagli inquirenti, non sarebbe l’uomo condannato a 10 anni per una brutta storia di pedopornografia e legato al giallo del piccolo Mauro e che in passato chiamò i genitori per chiedere 30 milioni di vecchie lire, una somma impensabile per l’epoca. Nei mesi scorsi era stato iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario e occultamento di cadavere.



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