Dopo lo sgombero dell’ex asilo Angeli di Beslan, il «Terra Rossa» ha dovuto lasciare anche lo stabile che per tanto tempo ha ospitato gli uffici dell’Inpdap, occupato all’inizio di luglio. Gli attivisti avevano deciso di ‘spostarsi’ in viale XX Settembre per rivendicare, a loro dire, il diritto dei cittadini a riappropriarsi di quegli spazi pubblici abbandonati per riportarli in vita e restituirli al territorio. Per questo avevano scelto quell’edificio, situato in un quartiere “ricco di contraddizioni”.
Nel giro di pochi chilometri, infatti, si possono trovare l’ex-Galateo, l’ex-Opis, il vecchio Vito Fazzi, l’ex-asilo di via Pantelleria, l’ex-Genio civile di via Don Minzoni. Insomma, «migliaia di metri quadrati su cui sorgono strutture che in passato sono state un punto di riferimento a livello sociale e sanitario per la città e l’intera provincia. Strutture lasciate al degrado…» si leggeva nella nota con cui comunicavano l’occupazione.
In questi mesi, il collettivo ha continuato le sue battaglie sociali e le tante attività (biblioteca, ludoteca e università popolare… solo per citarne alcuni). Almeno fino a questa mattina, quando hanno dovuto lasciare l’ex Inpdap. «Il terra rossa è sotto sequestro Sgomberati per la seconda volta in tempi da record con modalità anomale. Aggiornamenti a breve» – si legge nel post affidato alla pagina ufficiale Facebook che ha ricevuto tanti commenti di “solidarietà”.
Sul posto sono giunti gli uomini della polizia municipale di Lecce.
Non resta che aspettare di conoscere quale sarà la “contromossa” dei giovani attivisti che dopo essere stati allontanati dall’ex asilo continuarono le attività sulle scale del Sedile di piazza Sant’Oronzo.
Nel pomeriggio è giunta la nota ufficiale del Collettivo Terra Rossa: "Ancora una volta dopo pochi mesi il Terra Rossa viene posto sotto sequestro. Per la seconda volta il sistema decide di interrompere un grande esperimento di mutualismo e solidarietà attiva, questa volta mettendo sotto accusa, oltre al collettivo, uno studente di fuori Lecce, trovato nell’immobile a cui si era appoggiato dopo aver partecipato al corso della Università popolare sui processi migratori.
Ma noi non cediamo. Ancora una volta continueremo a resistere – conclude il Collettivo – rivendicando il nostro diritto alla città e al territorio in cui viviamo. Solo attraverso partecipazione e auto-organizzazione questo mondo può cambiare".