La strage di Piazza della Loggia, la bomba che uccise 8 persone

Erano le 10.12 del 28 maggio 1974 quando in Piazza della Loggia a Brescia, durante una manifestazione antifascista, una bomba provocò la morte di otto persone e il ferimento di altre 100.

20 maggio 1974. L’orologio aveva da poco segnato le 10.00, quando una bomba, nascosta in un cestino dei rifiuti, esplose. Quella mattina di fine primavera, in piazza della Loggia a Brescia, era in programma una manifestazione sindacale contro il terrorismo fascista e l’ordigno provocò una strage: tre persone morirono sul colpo, per altre tre la corsa in Ospedale fu vana. Stesso destino, per altri due manifestanti che si spensero dopo ore di agonia. Il bilancio non era ancora completo: si contarono 102 feriti. Una strage, la strage di Piazza della Loggia. Uno degli attentati più gravi della storia.

C’era stato l’attacco alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, in piazza Fontana a Milano, ma dopo Brescia sarebbe toccato a Bologna, quel maledetto 2 agosto 1974. E al treno italicus poche ore dopo, nella notte tra il 3 e il 4 agosto. Anni bui. Neri.

La strage di piazza della Loggia

Secondo alcuni periti, in piazza della Loggia fu usata una bomba costruita con una miscela di gelignite e dinamite. Per altri, era stato usato il tritolo. In ogni caso, il bilancio fu drammatico. Pioveva quel giorno, ma c’era tanta gente. I partecipanti alla manifestazione che avevano partecipato ai Cortei in più punti della città si stavano radunando all’ombra del porticato.

Alle 10.00 in punto, Franco Castrezzati – segretario generale dei metalmeccanici della Cisl– comincia a parlare. Preferisce essere puntuale. 12 minuti dopo si scatena l’inferno. Un chilo di esplosivo nascosto in un cestino di metallo verde esplode, sollevando una nuvola di fumo. C’è silenzio. Giusto il tempo di capire cosa fosse accaduto. La folla poi comincia a urlare, a chiedere aiuto, a scappare.

Le vittime

A perdere la vita furono Giulietta Banzi Bazoli, insegnante e mamma di 3 bambini. Livia Bottardi, morta tra le braccia del marito. Clementina Calzari e Alberto Trebeschi, marito e moglie. Uniti dall’amore e dagli ideali, non sarebbero mai mancati alla manifestazione, nonostante il maltempo. A casa avevano lasciato un bambino di un anno. E ancora Vittorio Zambarda. muratore in pensione. Euplo Natali, ex partigiano e convinto antifascista. Anche lui quel giorno non ha resistito al richiamo della piazza. È stato identificato da una tessera Inps che aveva in tasca e Luigi Pinto, originario di Foggia. Chiude il drammatico elenco Bartolomeo Talenti. Al momento dello scoppio è la persona più vicina al cestino che contiene la bomba,è stato riconosciuto da un vecchio cartellino paga.

I responsabili

Fu uno momenti più bui della storia del nostro Paese, ma l’Italia intera reagì stringendosi con un profondo sentimento di solidarietà nei confronti delle vittime e dei loro cari. Ai funerali, nel luogo dell’attentato, parteciparono circa 500mila persone. Senza le Forze dell’Ordine. A sorvegliare sulla sicurezza furono i cittadini stessi

Otto croci, centinaia di feriti, ma sulla strage di Piazza della Loggia non è ancora stata scritta la parola fine. Quella della giustizia. Carlo Maria Maggi, il medico fascista capo di Ordine Nuovo è stato condannato all’ergastolo come ideatore dell’attentato. Era lui il mandante, il regista, il deux ex machina. Aveva scelto come obiettivo la manifestazione che si doveva svolgere a Brescia il 28 maggio e aveva pianificato i dettagli con Maurizio Tramonte, confidente del Sisde, il servizio segreto civile italiano, con il nome in codice di Fonte Tritone.

E sono da aggiungere agli altri tre responsabili, tutti deceduti.

La bomba, confezionata nel retro di un ristorante a Venezia, fu affidata a Marcello Soffiati che aveva il compito di portarla a Verona, da Carlo Digilio, detto Zio Otto, esperto di esplosivi, che la mise in sicurezza in attesa di essere attivata. Ermanno Buzzi, invece, aveva il ruolo di basista. A Brescia, l’ordigno fu affidato agli esecutori materiali, l’anello mancante.

Nella ricostruzione giudiziaria manca ancora un ultimo passaggio: chi mise la bomba nel cestino sotto i portici?

La verità era a un soffio già nel 1974, ma come è accaduto spesso è stata inafferrabile



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