Adolescenti e suicidio, quali sono i segnali da non sottovalutare? Parola agli psicologi

Dopo la tragedia di Taviano, dove un 15enne ha deciso di togliersi la vita, in molti si chiedono se ci possano essere dei ‘segnali’ da non sottovalutare. Di Gioia: “L’unica prevenzione è il dialogo, a scuola e in famiglia”

È un silenzio pieno di rispetto e dolore quello calato sulla comunità di Taviano, ammutolita dalla notizia del suicidio di un 15enne che, ieri sera, ha deciso di togliersi la vita, forse spinto da una delusione d’amore che credeva di non superare. Per chi ha le spalle larghe, per i “grandi” che hanno superato mille difficoltà, non è facile capire cosa sia scattato nella testa e nel cuore dello studente dell’Istituto Alberghiero di Ugento che, per una storia finita, ha scritto la parola fine nel ristorante di famiglia, nella marina di Mancaversa. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare un simile epilogo. Nulla aveva lasciato presagire il dramma che ha colpito una famiglia perbene, ora distrutta.

Forse ci si dimentica cosa vuol dire essere adolescenti, una fase della vita segnata da conflitti, insicurezze, in cui anche le più piccole difficoltà sembrano insormontabili. Per tentare di comprendere, se possibile, abbiamo ascoltato Antonio Di Gioia, Presidente dell’Ordine degli Psicologi di Puglia.

«Sono aumentati i casi di suicidio in adolescenza e questo dovrebbe far riflettere su come poter aiutare e supportare i ragazzi di oggi, ma anche i genitori che spesso non riescono a dare dei “limiti” o un indirizzo ai figli, forse perché presi da altro, dal lavoro o dai problemi quotidiani. Non mi riferisco al caso di Taviano, perché ognuno ha una storia e quando accadono drammi simili bisognerebbe conoscere bene il contesto e la situazione».

«L’ansia, le delusioni, i cambi di umore sono tipici dell’adolescenza, fanno perdere il controllo di se stessi perciò è fondamentale lavorare sulla prevenzione. Ciò significa intervenire nelle scuole per parlare non soltanto con gli studenti, ma anche con gli insegnanti e i genitori: tutti dobbiamo saperne di più».

I segnali

Sono molti che si chiedono se ci possano essere dei ‘segnali’ che vanno colti nei giovani che arrivano a compiere gesti così tragici. Non sempre chi decide di togliersi la vita lo fa dopo un brutto voto o per una delusione. Spesso si sentono frasi del tipo: “Andava bene a scuola” o “aveva degli amici…”. Il suicidio è incomprensibile e spesso non prevedibile. Non sempre è preceduto da una richiesta d’aiuto non ascoltata o da segnali che non sono stati colti. Nella vita di un adolescente esiste un mondo sommerso che in alcuni casi non è così roseo come può sembrare. Ecco perché, se si vuole capire e aiutare, bisognerebbe ‘ascoltare’ e notare (se presenti) i campanelli d’allarme.

«Attenzione all’isolamento: quando passano troppo tempo da soli, in casa o sui social. Anche un calo del rendimento scolastico può essere un segnale così come il rifiuto di passare del tempo con gli amici. L’adolescenza cambia le relazioni all’interno del sistema famiglia e comporta un nuovo equilibrio da riscrivere sul piano della comunicazione e della relazione figli-genitori. Ci dobbiamo chiedere quanto gli adulti sono in grado di gestire questi cambiamenti. Ecco perché serve la prevenzione, ma in Puglia la Legge regionale 31 del 2009 non è stata ancora finanziata. E permetterebbe agli insegnati di lavorare a stretto contatto con la famiglia e con gli psicologi».

Come gestire le delusioni d’amore?

«A questa età – conclude Di Gioia – bisognerebbe parlare di più, non solo di sessualità perché la sessualità senza gli affetti non sarebbe nulla. Sarebbe meglio parlare di educazione ai sentimenti o socio-affettività. Purtroppo se ne parla poco in famiglia, ma in famiglia ormai si parla poco di tutto. Bisognerebbe spiegare ai giovani che cosa significa innamorarsi e vivere i sentimenti che nella realtà sono cosa ben diversa da quello che accade nel mondo virtuale».

L’importanza degli amici

«Gli amici sono fondamentali. Il confronto con l’altro è determinante alla crescita. Si innesca un processo di differenziazione: più conosco gli altri più conosco me stesso, più conosco gli altri più metto tasselli alla mia identità ed imparo a capire che ciascuno di noi è un essere unico e irripetibile».



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