Tentato omicidio personal trainer. L’imputato: “Non avevo intenzione di ucciderlo”

Assistito dall’avvocato Mariangela Calò, l’imputato Michael Signore, 20enne leccese, ha chiesto di essere ascoltato in videoconferenza, nel corso del processo con rito abbreviato.

Non avevo intenzione di ucciderlo ed è accaduto tutto all’improvviso”. Michael Signore, 20enne leccese, accusato di avere sparato al personal trainer Riccardo Savoia, nella zona 167 di Lecce, fornisce la propria versione dei fatti dinanzi al giudice. Assistito dall’avvocato Mariangela Calò, l’imputato, detenuto nel carcere di Trani, ha chiesto di essere ascoltato in videoconferenza nel corso del processo con rito abbreviato, che si sta celebrando a Lecce, dinanzi al gup Giovanni Gallo. Il 20enne ha voluto offrire la propria versione dei fatti e controbattere alle dichiarazioni fornite da Savoia. Tali affermazioni sono emerse dalle intercettazioni ambientali, dopo che gli investigatori avevano piazzato delle cimici in ospedale.

Signore, durante le oltre due ore di ascolto, ha sostenuto che durante l’incontro con il 38enne leccese, con il quale si era incontrato amichevolmente anche il giorno prima, la situazione è improvvisamente degenerata. I due hanno avuto un’aspra discussione ed il personal trainer, molto più alto e robusto di lui, lo ha violentemente aggredito e minacciato di buttarlo dal balcone. A quel punto, il 20enne, colto di sorpresa, ha cercato di difendersi e ha usato pistola nascosta sul terrazzo. E una volta recuperatala, ha fatto fuoco contro Savoia. Ma ha ribadito che nel suo gesto non c’era premeditazione e che l’arma si trovava lì, per evitare controlli in casa. Dunque, non c’era alcun piano omicida e la pistola non era stata appositamente occultata per poi essere utilizzata al fine di uccidere Savoia. Ha poi aggiunto di avere usato anche un coltellino, per difendersi dall’aggressione di Savoia. Inoltre, ha confermato di avere prestato subito soccorso al personal trainer, dopo averlo visto in gravi condizioni.

E poi, ha escluso un collegamento tra il fatto di sangue e presunti debiti o contrasti legati al mondo droga, dopo che varie dosi di cocaina sono state ritrovate in casa sua. Infine, Signore ha negato di avere rapinato Savoia, affermando che gli oggetti personali erano caduti a terra, durante la colluttazione.

Signore risponde di tentato omicidio e, nella giornata odierna, il pubblico ministero Maria Rosaria Micucci ha contestato anche l’aggravante della premeditazione, che la pistola era stata nascosta sul terrazzo, per essere usata allo scopo di uccidere Savoia. Non solo, Signore risponde anche di rapina aggravata, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione e porto d’armi abusivo. Il processo è stato aggiornato al prossimo 3 luglio, giorno in cui sono previste la discussione e la sentenza.

Il 38enne leccese Riccardo Savoia, vittima dell’agguato, non si è costituito parte civile. È difeso dall’avvocato Antonio Savoia.

Il fatto di sangue

L’8 maggio del 2019, Riccardo Savoia è stato ritrovato sulla terrazza di una palazzina in via Machiavelli, nel quartiere Stadio di Lecce, in gravi condizioni. In seguito, si è giunti al presunto autore della violenta aggressione, grazie ai filmati di una telecamera di videosorveglianza. Maicol Signore venne sottoposto al fermo, poi convalidato dal gip e condotto in carcere. A seguito del violento fatto di sangue, Savoia ha perso la funzionalità della milza ed ha subito lo sfregio e la deformazione permanente del viso.

L’inchiesta

Secondo la ricostruzione del pubblico ministero Maria Rosaria Micucci, il 20enne leccese avrebbe sparato un colpo di pistola in bocca e in altre parti vitali del corpo, all’indirizzo del personal trainer, ferendolo anche con un coltello. Il giovane leccese avrebbe anche rapinato Savoia sottraendogli, dopo l’aggressione, gli occhiali da sole, il portafoglio con 200 euro, un orologio e il cellulare.

Nell’abitazione di Signore sono state rinvenute 17 dosi di cocaina e altri 170 grammi nel seminterrato nascoste in una cassaforte, da cui l’accusa di spaccio.