Omicidio ex carabiniere. Una testimone riferisce le minacce di morte del presunto killer di Silvano Nestola

Inoltre, sarebbe emerso come la figlia di Michele Aportone avesse annunciato l’intenzione di trascorrere l’estate con Silvano Nestola e ciò potrebbe avere accentuato l’astio verso l’ex carabiniere.

Spunta un’altra testimonianza, nell’inchiesta sulla morte dell’ex maresciallo Silvano Nestola, avvenuta la sera del 3 maggio scorso a Copertino e culminata nell’arresto Michele Aportone, 70anni di San Donaci.
Una testimone, presentatasi dinanzi ai carabinieri il giorno dopo l’omicidio, sostenendo di avere dei sospetti su Michele Aportone e la moglie, ha riferito di avere visto in passato, l’uomo recarsi sotto casa della figlia, sapendo che c’era anche Silvano Nestola. Ed in quella circostanza avrebbe gridato in direzione della casa: “Io ti uccido”.Inoltre, la testimone ha riferito di essere a conoscenza dell’astio del 70enne di San Donaci (come la moglie), nei confronti dell’ex maresciallo, ritenuto la causa della separazione della figlia con il marito.

E lo stesso Aportone, sempre in data 4 maggio, ascoltato dai carabinieri ha invece negato di essersi mai intromesso nella relazione. Ed ha affermato: “Nulla so, non ho mai parlato a mia figlia della sua relazione con tale Silvano. E in un altro passaggio, ha aggiunto: “Nulla so dei contrasti tra mia moglie e Silvano”.

In realtà, nel corso delle indagini sarebbe emerso come la figlia avesse anche annunciato ai suoi genitori l’intenzione di trascorrere l’estate con Silvano Nestola (da maggio ad agosto), in una casa a Torre Lapillo e ciò potrebbe avere accentuato l’astio verso l’ex carabiniere.

Ed infine, nella carte dell’inchiesta vengono evidenziati alcune contraddizioni sul presunto alibi di Michele Aportone, per compiere l’omicidio, “rilevatrice di un piano strutturato e premeditato”. Egli in una conversazione con la moglie, afferma: “Io sono sempre stato alla sosta. Ci sono i telefoni che parlano”. In realtà, tali affermazioni sarebbero smentite dall’attività d’indagine, poiché il 70enne viene visto da quell’area camera verso le 19:23 e rientrare alle 22:33.

Michele Aportone risponde del reato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Nei prossimi giorni, il suo legale, l’avvocato Francesca Conte, presenterà ricorso al Tribunale del Riesame.