Arrivano tre condanne per la morte dell’operaio Luca Sedile, 30enne di Collepasso, schiacciato da un camion, mentre era alla guida di un escavatore.
Il giudice Fabrizio Malagnino, nella giornata di ieri, ha inflitto: 1 anno ed 8 mesi di reclusione per omicidio colposo e 4 mesi di arresto, oltre a 6.000 euro di ammenda per interventi edilizi in assenza del permesso a costruire, nei confronti di L.P., 27enne di Aradeo, nelle vesti di legale rappresentante della ditta alla quale erano stati affidati i lavori. E poi, 6 mesi di reclusione per la prima suddetta accusa e 4 mesi di arresto e 6.000 euro di ammenda per la seconda, nei confronti della proprietaria dell’immobile, E.P., 43enne, residente a Civitavecchia. Infine, 4 mesi di arresto ed un’ammenda di 6mila euro, con la sola accusa di interventi edilizi in assenza del permesso a costruire per il progettista A.M. 67enne di Aradeo. Per i tre imputati è stata stabilita la sospensione della pena.
E poi, è stata disposta una sanzione pecuniaria di 105mila euro, verso la ditta a cui erano stati affidati i lavori.
Il giudice ha disposto anche una provvisionale di 20mila euro ciascuno, oltre al risarcimento del danno in separata sede, per le due parti civili, assistite dall’avvocato Silvio Verri.
Il collegio difensivo
Gli indagati sono difesi dagli avvocati Giuseppe Corleto, Gaetano Melucci, Maurizio Piccinno, Paolo Pirani, Carlo Coltellacci che potranno fare ricorso in Appello.
Nell’avviso di conclusione, veniva ricostruita la dinamica dell’incidente sul lavoro, avvenuto, secondo il pubblico ministero Maria Vallefuoco, anche a causa dell’utilizzo di macchinari usurati, visto che l’azienda non avrebbe investito per rendere sicuro il cantiere. E la Procura puntava anche il dito sulla mancanza delle dovute autorizzazioni a costruire la piscina, nell’area della villa in cui era al lavoro il 30enne di Collepasso.
La tragedia si è verificata la mattina del 12 aprile del 2021 in località “Tre Masserie”, a Galatina, all’interno di una villa in cui erano in corso i lavori per la realizzazione di una piscina interrata.
In base a quanto sostenuto dall’accusa, il legale rappresentante della ditta non comunicò l’assunzione degli operai, coinvolti nel sinistro, nei registri obbligatori. Inoltre, non avrebbe informato adeguatamente i lavoratori sui rischi per la salute a cui erano esposti nel cantiere e sulle normative di sicurezza e le procedure riguardanti il primo soccorso e la gestione dell’emergenza e sulle misure e attività di protezione e prevenzione adottate. E poi, sostiene la Procura, non avrebbe fornito ai lavoratori dei macchinari idonei. Difatti, il camion guidato dal collega di Sedile presentava pneumatici usurati, uno specchietto rotto e un impianto idraulico non funzionante, poiché l’olio fuoriusciva all’esterno.
Secondo l’accusa, la proprietaria della villa non avrebbe verificato l’idoneità tecnico-professionale dell’impresa incaricata per la realizzazione della piscina, che non risultava abilitata a eseguire lavori specializzati di costruzione come quelli commissionati. Inoltre, ritiene il pm, l’azienda per la quale lavorava l’operaio non avrebbe adottato un modello di gestione adeguato, risparmiando nei costi legati alla formazione e alla prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro, visto che nel 2021 non avrebbe speso neanche un euro in questa direzione.