Posti di lavoro, in cambio di denaro? Condannati autista e “falso” medico

Raffaele Faggiano, vegliese di 57 anni e Stefano Laneve, 59enne di Montalbano di Fasano sono stati condannati anche al risarcimento del danno, in favore delle parti civili.

Era accusato di avere promesso dei posti di lavoro, in cambio di somme di denaro, con la complicità di un “falso” medico. Il giudice monocratico Alessandra Sermarini ha inflitto la pena di 4 anni e 1.350 euro di multa, nei confronti di Raffaele Faggiano, vegliese di 57 anni, autista di pullman; 3 anni e 600 euro di multa per Stefano Laneve, 59enne di Montalbano di Fasano.

Per entrambi sono però “cadute” alcune aggravanti. I due imputati sono stati condannati anche al risarcimento del danno, in favore delle parti civili, per complessivi 69mila euro (le numerose persone raggirate) e in separata sede verso Ferrovie dello Stato e Sud Est. Non solo, poiché sono state disposte una serie di provvisionali comprese tra i 2mila ed i 6mila euro.

In una scorsa udienza, il vpo Antonio Zito ha invocato la pena di 5 anni nei confronti di Faggiano e 4 anni e 6 mesi per Stefano Laneve, 59enne di Montalbano di Fasano.

Faggiano rispondeva del reato continuato di truffa aggravata ed è assistito dall’avvocato Americo Barba. Laneve è accusato della stessa accusa, ma anche di esercizio abusivo della professione medica. È difeso dall’avvocato Giancarlo Dei Lazzaretti. I due legali hanno discusso in aula, respingendo le accuse a carico dei propri assistiti e una volta depositate le motivazioni, presenteranno ricorso in Appello.

Le parti civili sono assistite, tra gli altri, dagli avvocati Luigi Carrozzini, Claudio Di Candia, Luigi Rella, Massimo Gabrieli Tomasi, Giuseppe Romano.

L’inchiesta

L’inchiesta è stata coordinata dal pubblico ministero Antonio Negro e condotta dai militari della stazione di Veglie, guidati all’epoca dei fatti dal maresciallo Matteo De Luca e dall’Aliquota Operativa di Campi Salentina, diretti allora dal maggiore Nicola Fasciano.

Faggiano avrebbe organizzato le truffe all’insaputa dell’agenzia Marozzi (è stata esclusa quest’aggravante), per le quali all’epoca lavorava come conducente d’autobus e venne arrestato nel febbraio del 2014. Egli avrebbe messo in atto i raggiri per un valore complessivo di circa 150 mila euro. Le somme percepite variavano dai mille fino, addirittura, a 12mila euro.

I militari gli tesero una trappola. Organizzarono una consegna controllata di denaro, con la collaborazione di una ragazza di Veglie che aveva denunciato l’accaduto. La giovane riferì che l’autista le aveva prospettato la possibilità di essere assunta nell’azienda, dietro il pagamento di 2mila euro. I due si sono dati appuntamento davanti ad un bar.

Al momento della consegna di un anticipo di 500 euro (banconote false, utilizzate come esca), i militari sono usciti allo scoperto ed hanno arrestato Faggiano. L’uomo, poi ristretto ai domiciliari, è già stato processato per direttissima per questo singolo episodio della tentata truffa. Ha patteggiato nove mesi, con pena sospesa.

La documentazione sequestrata in casa di Faggiano (tra le altre cose, un’agenda con nomi delle vittime) ha dato il via all’inchiesta oggetto del processo odierno. L’autista avrebbe avuto il compito di intercettare le vittime e di assicurare un posto di lavoro in cambio di denaro. A quel punto, entrava in gioco Laneve, nelle vesti di “finto” medico.

La truffa, infatti, prevedeva una visita psicoattitudinale presso la stazione centrale delle Ferrovie di Bari. Sarebbero emersi altri 30 casi di persone truffate (le vittime sono di Lecce, Porto Cesareo, Veglie, Salice Salentino, ma anche di paesi del brindisino).