Udienza “Orione”: molti imputati a processo con l’abbreviato. Gli altri chiedono di patteggiare

Riguardo l’ex portiere del Lecce, Davide Petrachi i suoi legali hanno già “concordato” la pena ad 1 anno ed 8 mesi con la Procura ed in data 9 luglio dovrà pronunciarsi il gup.

Chiedono di essere giudicati con i “riti alternativi” gli imputati del processo “Orione”, dal nome dell’operazione che ha fatto luce su una presunta associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti.

Nella mattinata odierna, dinanzi al gup Cinzia Vergine, sono state calendarizzate le prossime udienze. Diversi imputati hanno avanzato richiesta di patteggiamento. Tra di essi, compare anche l’ex portiere del Lecce, Davide Petrachi, 31enne di Melendugno, che è tornato a piede libero dopo essere stato ristretto ai domiciliari. I suoi legali, gli avvocati Raffaele Benfatto e Salvatore Donadei, hanno già “concordato” la pena ad 1 anno ed 8 mesi con il sostituto procuratore Maria Vallefuoco, su cui dovra ora esprimersi il giudice.

Istanza di patteggiamento anche per: Lorenzo Antonaci, 32enne, di Borgagne; Fabrizio De Mitri, 39enne di Botrugno; Luigi Fuso, 62enne di San Cataldo; Roberto Fuso, 38 anni, di Lecce; Alina Elena Mihailescu, 34enne originaria della Romania ma residente ad Otranto; Paolo Domenico Serra, 68 anni di Carpignano Salentino; Piero Sparapane, 46enne di Lecce; Stefano Sparapane, 25enne di Lecce; Christian Stomeo, 25enne di Martano; Salvatore Stomeo, 32enne di Martano; Michele Serafino, 51, di Lecce; Francesco Zampilli, 58, di Muro Leccese; Antonio Tomasi, 47enne di Carpignano Salentino.

Il gip deciderà se accogliere le richieste, in data 9 luglio.

Invece, il 14 maggio inizierà la requisitoria del pm, per la maggior parte degli imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Si tratta di: Vincenzo Amato, 41enne di Scorrano; Giuseppe Angelino, 24enne di Giurdignano; Francesco Bongiorno, 49, di Lecce; Armando Capocelli, 32enne magliese; Andrea Caputo, 39enne di Muro Leccese; Antonio De Iaco, 35enne di Poggiardo; Virgilio Gnoni, 47enne di Nociglia; Alessandro Greco, 38 anni di Cutrofiano; Carmine De Rinaldis, 47enne di Cerfignano; Antonio Roberto Gaudadiello, 35enne di Squinzano; Stefano Gaudadiello, 33enne di Squinzano; Marco Maggio, 28 anni di Trepuzzi; Alfredo Mazzeo, 51, di Otranto; Paolo Merico, 33enne di Sanarica; Cosimo Miggiano, 36enne di Muro Leccese; Giuseppe Nuzzo, 47enne di Cursi; Sergio Pede, 42enne di Otranto; Vittorio Tunno, 36enne di Muro Leccese; Antonio Zezza, 31enne tricasino.
La sentenza, in questo caso, è prevista per il 25 giugno.

Il collegio difensivo

Sono assistiti tra gli altri: dagli avvocati: Cosimo D’Agostino, Mariangela Calò, Luigi Rella, Luigi, Arcangelo e Alberto Corvaglia, Michelangelo Gorgoni, Francesco Spagnolo, Luca Puce, Mario e Vincenzo Blandolino,, Cristiano Solinas, Silvio Caroli, Antonio Savoia, Ladislao Massari, Luigi Covella, Savino Vantaggiato, Stefano Pati.

I capi di imputazione

Ricordiamo che gli imputati rispondono a vario titolo e in diversa misura di: associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti ( non viene più contestata l’associazione mafiosa); detenzione abusiva di armi e di materie esplodenti; estorsione; porto abusivo di armi; sequestro di persona e violenza privata.

Gli arresti

L’inchiesta è stata coordinata dal Procuratore Aggiunto Guglielmo Cataldi, assieme al sostituto procuratore Maria Vallefuoco.

Ricordiamo che nel marzo scorso, i Carabinieri del Comando Provinciale di Lecce hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 37 persone (alcune di esse non compaiono nell’avviso di conclusione delle indagini). In seguito, il Tribunale del Riesame ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Vincenzo Brancato, per diverse persone.

L’Operazione prende il nome dalle tre stelle, allineate sulla stessa retta, al centro della costellazione di Orione. L’imponente indagine ha permesso di smantellare tre organizzazioni criminali a Scorrano, Martano e nel Nord Salento (tra Squinzano e Torchiarolo), in cui erano presenti molte donne.

Il cuore dell’attività era, ovviamente, il traffico di sostanze stupefacenti, ma enorme peso avevano anche le estorsioni e i furti soprattutto con il “cavallo di ritorno”. Qualcuno, nel gruppo, era anche specializzato nei “danneggiamenti su commissione”. Praticamente si facevano pagare 1.000/2000 euro per incendiare alcuni esercizi commerciali per conto di qualcun altro, magari concorrente o che voleva dirimere dissidi personali.



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